I nemici della rete nel 2011.

«In this “Control 2.0” era, several tested methods are used simultaneously by the authorities to prevent dissidents from ruling the web and to maintain better control over the regime’s disinformation»


Prime conclusioni dall’anticipazione della nuova relazione annuale sui nemici della libera espressione in rete di Reporters Without Borders:

  • I social media e la rete in genere hanno stabilito il proprio ruolo di cinghie di trasmissione per la mobilitazione e l’informazione.
  • Le rivoluzioni in Tunisia ed Egitto non sono state fatte dalla rete, ma da esseri umani aiutati dall’uso della rete.
  • Gli Stati nemici della libertà della rete si servono sempre meno del filtraggio dei contenuti pubblicati e sempre più dell’inganno e della propaganda.
  • Un cittadino digitale su tre non ha la possibilità di accedere a un Web libero.
  • La censura digitale sta diventando la norma: circa 60 Paesi nel mondo vi fanno ricorso (come l’anno scorso) e 119 cittadini digitali sono dietro le sbarre per aver espresso il loro pensiero (l’anno scorso erano 120). Ben 77 sono nella sola Cina. Alcuni di loro sono stati arrestati per dei post su un social network.
  • In Iran per la prima volta dei cittadini digitali sono stati condannati a morte.
  • I regimi si servono anche di cyberattacchi: per esempio Cina, Birmania, Vietnam e Iran.
  • In Egitto c’è stato un blackout totale della rete, dal 27 gennaio e per cinque giorni. Causando, secondo le stime fornite, un danno all’economia del Paese di almeno 90 milioni di dollari. In Libia il blackout è stato totale nei giorni del 19 febbraio e del 3 marzo, e parziale nei giorni tra queste due date. Blackout totali della rete si erano già verificati in Nepal nel 2005 e in Birmania nel 2007.
  • I social media sono diventati strumenti indispensabili per i giornalisti, e non ci sono davvero più ragioni, scrive il rapporto, che motivino una distanza tra nuovi media e media tradizionali. Ciononostante restano alcuni fattori di resistenza in questi ultimi.
  • «Forti pressioni» e minacce sono state esercitate su Julian Assange, fondatore di WikiLeaks, e Bradley Manning, accusato di aver trafugato 250 mila cablo della diplomazia statunitense e il video di un Apache che apre il fuoco nei sobborghi di Bagdad uccidendo una dozzina di civili, tra cui due impiegati della Reuters. Il primo corre il rischio di essere estradato negli Stati Uniti e incriminato per spionaggio, il secondo è detenuto da oltre 8 mesi a Quantico, Virginia, in condizioni che diversi testimoni e il suo avvocato definiscono inumane.
  • Diversi paesi democratici stanno relativizzando il loro impegno per la libera espressione in rete. Primi tra tutti gli Stati Uniti, che per voce del segretario di Stato Hillary Clinton avevano ripetutamente affermato di considerarla un valore assoluto, solo per poi agire all’opposto nel caso di WikiLeaks. Misure dubbie o dannose anche in India, Francia, Ungheria. E Italia. Su cui RSF si esprime a questo modo:

  • Il principio della Net Neutrality è sempre più a rischio.
  • Google ha mantenuto la parola e ha smesso di censurare i risultati delle ricerche in Cina.
  • Per la prima volta in Egitto compagnie come Google, Facebook e Twitter hanno messo da parte le loro reticenze e si sono schierate apertamente dalla parte della libertà di espressione in rete.
  • Aumentano i controlli sulle rete di telefonia cellulare. In Egitto, Vodafone, Mobinil ed Etisalat, sotto pressione del governo, hanno inviato sms per dare informazioni su una manifestazione pro-regime.
  • PayPal, Mastercard e Visa, tra le altre, hanno negato i loro servizi a WikiLeaks, minacciandone la sopravvivenza (dopo aver ricevuto pressioni da parte della politica statunitense in tal senso, aggiungo).
  • I peggiori «nemici della rete» sono: Arabia Saudita, Birmania, Cina, Corea del Nord, Iran, Cuba, Turkmenistan, Siria, Uzbekistan e Vietnam.
  • Egitto e Tunisia sono stati sottratti dalla lista dei «nemici» e inseriti tra i paesi «sotto sorveglianza». La caduta dei regimi offre la speranza che le condizioni della libertà di espressione migliorino. Anche se bisogna prestare particolare attenzione a come si comporteranno le autorità.
  • La Francia è stata inserita tra i «paesi sotto sorveglianza». Altre aggiunte sono il Venezuela e la Libia.

Morale:

«The Internet has entered turbulent times in which its impact, power and frailties are likely to be magnified»

Il riassunto del rapporto dell’anno scorso.

Il sito della giornata mondiale contro la censura digitale (12 marzo 2011).

Un pensiero su “I nemici della rete nel 2011.

  1. Pingback: La libertà della rete secondo Freedom House. « ilNichilista

Lascia un commento