Boia chi molla.

Neanche il tempo di finire di scrivere che le parole possono essere peggio di sanpietrini, che Francesco Storace, il cui partito ha un sottosegretario nell’attuale governo, scrive su Facebook:

Il tenore dei commenti è facilmente immaginabile.

(Grazie ad Antonio Scalari e Pasquale Videtta)

Il pensierino di Storace (prima di dormire).

Pensierino di Storace prima di dormire:

(Meditabondo, in pigiama) Certo, Silvio

  • «è stato sleale anche nei confronti di Casini» (14 febbraio 2008)
  • è uno a cui dare il proprio voto è «inutile e dannoso» (14 febbraio 2008)
  • assomiglia al «marziano» Veltroni (16 febbraio 2008)
  • è uno, «beato lui, impegnato nel corteggiamento di tante ragazze che vogliono fare le vallette in Rai», (ma «io non sono corteggiabile, questo è un movimento serio») (24 febbraio 2008)
  • è un «pugnalatore» (21 febbraio 2008)
  • è uno che pensa che «votare sia il vero rito inutile» (2 marzo 2008)
  • è «un politico sotto ricatto, che non sarà libero di governare questo Paese» (3 marzo 2008)
  • è uno che pensa di «poter ingannare gli italiani» (di cui aggraverà le condizioni di vita) (7 marzo 2008)
  • è uno che «oltraggia i morti» sul lavoro con le sue proposte (20 marzo 2008)
  • è un a cui «non voteremo mai la fiducia», se «dovessimo essere decisivi» (27 marzo 2008)
  • è «smemorato o antifederalista» (31 marzo 2008)
  • è «proprio ridicolo» (con la sua «irresponsibilità» e «arroganza») (2 aprile 2008)
  • è uno a cui «qualcuno deve spiegare la legge elettorale» (2 aprile 2008)
  • è uno che «viola la legge (con i soliti numeretti sui sondaggi) e viola la morale (diffondendo sondaggi palesemente falsi)» (4 aprile 2008)
  • è uno che «non sarà scelto perché è il migliore, ma perché è il meno peggio» (5 aprile 2008)
  • è «proprio infantile» (6 aprile 2008)
  • è «il vero cafone della politica italiana» (7 aprile 2008)
  • è «un fuorilegge» (11 aprile 2008)
  • è uno che «non durerà a lungo» (14 aprile 2008)
  • «continua a fare il dominus» (23 maggio 2008)
  • è uno sotto il cui mantello «può succedere di tutto», (anche riportare Mastella e De Mita al Parlamento europeo) (13 giugno 2009)
  • è immerso in «scabrose vicende» (e non pensa «a chi darà da mangiare ad altri 200mila disoccupati») (20 giugno 2009)

però è anche uno che dà un posto da sottosegretario.

Sto con lui.

(Si addormenta, felice)

L’Italia degli irresponsabili.

C’è una rivelazione dolente dietro al modo in cui la politica, da destra a sinistra, ha affrontato la questione della possibile esclusione del PDL dalla competizione elettorale in Lazio e di Formigoni in Lombardia: siamo governati per buona parte da irresponsabili. Un’affermazione forte, ne sono conscio, ma a mio avviso giustificata. Si prendano le dichiarazioni di questi giorni. Da un lato si è parlato di “teppismo politico ai limiti dell’eversione” (Margherita Boniver), si è sentito “il sapore di un colpo di Stato” (Francesco Storace) e ci si è detti “pronti a tutto” (Ignazio La Russa). Dall’altro si è evocato il ventennio fascista, fino a giungere, come ha fatto Luigi De Magistris, a ipotizzare che l’Italia non sia più una democrazia plebiscitaria, ma “un regime vero e proprio” in cui un “novello Pinochet in versione profetica” sta “attuando un colpo di Stato” (De Magistris e Storace sulla stessa lunghezza d’onda – chi l’avrebbe detto).

I giornali naturalmente hanno pensato bene di gettare benzina sul fuoco. La prima pagina del Fatto Quotidiano di stamane sembrava un bollettino di guerra: foto del Duce, editoriale di Padellaro che conclude “chiamiamolo fascismo e facciamo prima” e immancabile pezzo di Travaglio intitolato (una coincidenza?) “Forza Mussolini“: proprio “come ai tempi del fascio“. Libero invece da giorni sostiene la opposta tesi del complotto per eliminare Berlusconi. Un “sabotaggio“, una “rapina in corso“, un ladrocinio “di polli e di voti”. Un sempre più allarmato Giampaolo Pansa invita a non stupire se da un giorno all’altro “scoppierà la violenza“.

Insomma, con la consueta dote di sintesi del premier, “è un golpe“. Messo in atto da magistrati “talebani”, “peggio della mafia”, che intendono offrire alla sinistra l’unico assist che abbia la concreta possibilità di tradursi in una vittoria elettorale: eliminare l’avversario dalla competizione. No, realizzato da un governo – ribatte il fronte opposto – che per rimediare alla incredibile incapacità di pochi decide di stravolgere le regole delle elezioni, in barba a ogni buon senso democratico.

Accuse gravi. Perché parlare di “irresponsabilità”, dunque? Perché la politica si è lasciata stritolare dai due corni del dilemma: e cioè come valorizzare il rispetto della legge (primo corno) senza falsare del tutto la competizione elettorale (secondo corno). Di fronte a questa emergenza la politica avrebbe avuto il dovere di reagire con fermezza e compostezza. Fare quello che le è proprio: decidere, senza farsi prendere dal panico. E invece ha strillato, sbraitato, puntato i piedi. Gridato all’eversione, al colpo di Stato, al golpe. Parole che grondano storia e sofferenza, e che non meritano di venire sprecate per questo consesso di adolescenti sull’orlo di una crisi di nervi che di fronte alle difficoltà preferiscono invocare nuovi totalitarismi piuttosto che sedere intorno a un tavolo e discutere.

Questo è il reale problema che affligge oggi il governo della cosa pubblica; un problema che l’informazione cavalca e amplifica per vendere un pugno di copie in più o tenere l’opinione pubblica in quel costante stato di sovraeccitazione che serve per far dimenticare che mentre sarebbe necessario un nuovo modo di concepire l’istruzione, la ricerca, il sistema pensionistico, gli ammortizzatori sociali, il fisco e chi più ne ha ne metta nessuno ha il fegato per fermarsi, pensare e proporre. In un’Italia sconvolta dagli scandali, dalla mediocrità della sua classe dirigente e di chi la racconta, il vero pericolo non è neppure che il linguaggio abbia perso la sua funzione, che la parola non abbia più senso: il vero pericolo è che ancora ce l’abbia. E che a forza di esprimerlo, questo paradossale desiderio di catastrofe si avveri. Prima che a impedirlo intervenga una comune assunzione di responsabilità. E’ di questo che c’è, e subito, bisogno. Non resta che sperare che avvenga.

Politica orizzontale.

Nonostante ci sia chi le preferisce Cicciolina (Adolfo Urso) e le donne del PDL la considerino “un personaggio che magari è di peso per i bijoux” (parola di Alessandra Mussolini), pare che Daniela Santanchè stia per diventare sottosegretario al welfare del governo Berlusconi IV. Un risultato eccezionale per chi, alle ultime elezioni politiche, si era presentata come rivale dell’attuale premier.

Quali armi avrà utilizzato la leader del Movimento per l’Italia per sedurre il Cavaliere (le passate e presenti diatribe escludono che si tratti di una iniziativa di Gianfranco Fini, considerato “il peggiore dei traditori”)? Ecco alcune delle parole d’amore che la pasionaria ha sussurrato all’orecchio del premier nel recente passato:

  • “Credo che Berlusconi gradirebbe molto avermi con lui. Il problema è che io non sono in vendita“. “Berlusconi mi ha fatto diversi regali: braccialetti, collane e pensieri vari in occasione delle festività e dei miei compleanni”. “È un uomo generoso e attento alle persone, ce ne sono pochi come lui. Tra noi c’è ancora amicizia. Per una donna di destra questo è un valore molto importante, ma purtroppo Silvio ormai è caduto nel teatrino della politica. E per questo sono molto delusa e inoltre il suo programma è inattuabile” (29 febbraio 2008, Corriere della Sera).
  • “Faccio un appello alle donne: il voto più inutile è quello per Silvio“. Berlusconi “non ha fatto nulla per le donne, e ha delle donne una visione ben differente dalla nostra. La Destra sosterrà politiche solidali per le giovani mamme. Il leader del PDL avrebbe dovuto rispettare il patto con chi ha fatto cadere il governo Prodi. Non lo ha fatto e non rispetterà nessun patto nemmeno con gli italiani” (23 marzo 2008, Ansa).
  • Berlusconi “non ha rispetto per le donne, lo dimostra la sua vita giorno dopo giorno. Ha detto a quella ragazza precaria di sposare un miliardario: non è questa la risoluzione del precariato. Il voto a Silvio Berlusconi è il voto più inutile che le donne possano dare” (25 marzo 2008, Ansa)
  • Berlusconi accusa: lei “è quella destra Billionaire che cerca di portarci via i voti ma fa solo il gioco della sinistra”. Replica di Santanchè: “E’ ossessionato da me. Tanto, non gliela do“. “Le ragazze che vogliono fare carriera non devono darla, non serve. Bisogna darla solo per amore”. Quindi, “inutile dare il voto a Berlusconi, uno che vede noi donne sempre in posizione orizzontale, e mai verticale” (8 aprile 2008, Repubblica)
  • “Le offese quotidiane di Berlusconi mi inorgogliscono perché vengono da chi, seduto sui suoi miliardi, non conosce né vergogna, né le esigenze vere e i bisogni degli italiani e dimostra sempre di più di essere ossessionato dal successo della destra”. “Ha perso la testa come uomo e come politico e anche come imprenditore che disprezza il lavoro di una imprenditrice che si è fatta da sola, che non ha una barca e una sola casa con il mutuo. Solo quello che si ruba si nasconde ed è forse per quello che le sue principali abitazioni sono all’estero. I soldi io, a differenza sua, non li ho mai sprecati per effetti speciali, vulcani, terremoti e laghi artificiali. Tutto quanto ruota a lui sa di finto, di vero c’è solo la paura che gli fa la destra” (10 aprile 2008, AGI)
  • “Berlusconi ci prova con tutte, però è uno che che fa il circo con le gatte e non con le tigri. Quindi, con me è stato impossibile: non posso far parte del suo circo non essendo una gatta” (10 aprile 2008, DiacoBlog).

All’indomani del risultato elettorale (non proprio positivo), Repubblica  (15 aprile 2008) riporta: “Mentana e Sky se la contendono ma la spunta Canale 5, dove annuncia che giammai si alleerà con il Partito delle Libertà: “Tendo proprio a escluderlo”. Sorride come se avesse vinto. Pazienza se non andrà in Parlamento: “La politica non si fa solo in Parlamento, si fa tra la gente””. 

Ma la nostalgia delle poltrone è dietro l’angolo, e l’approccio aggressivo cede a poco a poco il posto a uno più mansueto. Che sembra funzionare, se è vero che a fine settembre 2008 Santanchè lascia La Destra di Storace, a cui aveva approdato nemmeno un anno prima dalle fila di Alleanza Nazionale, per  “collaborare con il PDL“. Storace perde così “la sua Lara Croft” , insieme alle “bizzarre velleità” che confessa di aver dovuto “sopportare”.  La ritroverà un anno dopo, anche se con una formazione diversa (il MPI), in un rinnovato afflato berlusconiano che il 15 novembre conduce entrambi Storace e Santanchè a correre con il PDL alle regionali di marzo 2010

Nell’intervista di Fabrizio Roncone (8 gennaio 2010, Corriere della Sera) la retromarcia della leader del MPI è completa:

Cioè, stando alle parole del (quasi) neo-sottosegretario, come una gatta di cui non ha rispetto e che conosce solamente un asse cartesiano: quello orizzontale. Chissà se basterà l’investitura, a vincere il rimpianto.