Tiritere di uno scemo e di un orbo cui Grillo non sa rispondere

«Che cos’è? Una piattaforma? Un portale? No, è il Sistema Operativo del M5S», scrive Beppe Grillo, dopo mesi e mesi di promesse e ritardi della fantomatica «applicazione» (così la chiama Casaleggio, almeno lui usa il termine giusto, Beppe?) per la democrazia digitale del MoVimento 5 Stelle. Ma guai a fare domande. Chi osi ricordare all’ex comico le sue promesse è scemo oppure orbo, scrive con la consueta volontà di confronto. E le domande non sono nemmeno tali: sono «tiritere da giornalista pidimenoellino».

Siccome è un anno e mezzo che cerco di porgli domande sull’argomento (a lui o a Casaleggio) senza successo, e siccome credo che la promessa di democrazia digitale sia una cosa complicata ma seria, vorrei proseguire la mia tiritera (pur da noto astensionista, mi spiace Beppe) ricordando al «capo politico» del movimento e al suo antiquato ideologo quello che da qualche tempo tutti hanno potuto registrare con le proprie orecchie. Sì, anche noi pennivendoli:

«Per le politiche i candidati del M5S saranno scelti on line e il programma sarà discusso e completato attraverso una piattaforma in Rete» (16 settembre 2012).

«P come Programma: Il Programma del M5S esiste (chi dice il contrario mente) ed è visibile sul blog. Prima delle elezioni politiche sarà integrato e migliorato dagli iscritti al M5S attraverso una piattaforma on line» (Beppe Grillo, 6 novembre 2012).

«In futuro tutte le proposte confluiranno nella piattaforma Liquid Feedback, gli specialisti le scriveranno e i cittadini potranno votare la scelta migliore» (Beppe Grillo, 22 marzo 2013).

«L’applicazione per la discussione da parte degli iscritti delle proposte di legge dei nostri parlamentari sarà rilasciata entro il mese di settembre» (Beppe Grillo, 19 settembre 2013).

Insomma, una piattaforma che non è piattaforma, che è in arrivo ma non deve arrivare (guai a dire il contrario), che serviva per integrare un programma che non è stato integrato e per discutere insieme leggi che non sono state discusse.

Il tutto proprio mentre alcuni eletti del M5S incalzano sull’argomento (Orellana: «Ancora una volta lo staff ci prende in giro»; Battista: «Non pervenuta»), e a breve distanza dalla scomunica (incomprensibile secondo la logica di Grillo per cui i cittadini devono attivarsi e fare da soli, non aspettare sia lui a fare per loro) dell’unico tentativo concreto visto finora di democrazia digitale «liquida» nel movimento, il ‘Parlamento Elettronico’. Un caso?

Più che una «tiritera» sembrano legittimi dubbi, caro Beppe. E il fatto che non giungano mai risposte nel merito non fa che confermarlo.

Ancora. Sì, sappiamo che l’«applicazione» è in fase di test. Ma come mai circondare di tanta segretezza un lavoro che gli attivisti locali hanno invece condotto in modo totalmente trasparente, coinvolgendo i «cittadini»? Si può sapere se, per esempio, sarà a codice aperto o meno? Chi la sta sviluppando e come? Con quali costi? Come mai le caratteristiche non sono discusse a loro volta in rete? E tante altre tiritere che ti risparmio, Beppe, perché tanto non hai le risposte.

Cronache di Bibbona

Primo marzo

(Mattino) Continua sulla collina di sant’Ilario, nel levante di Genova, il presidio dei media alla villa di Beppe Grillo. Ma sulla presenza o meno in casa del leader del Movimento 5 Stelle non si hanno conferme. Secondo voci non confermate, Grillo potrebbe essersi trasferito già ieri con alcuni suoi collaboratori nella sua villa in Toscana, a Marina di Bibbona. 

(Un’ora più tardi)  Beppe Grillo è in Toscana, a Marina di Bibbona (Livorno) dove ha una casa sul mare. Questa mattina alcune persone lo hanno visto a Cecina, dove frequenta spesso la palestra ‘La Piramide’. È possibile, come spesso fa, che il leader del M5S, passi tutto il weekend nella località toscana.

(Nel pomeriggio) Sono aperte le persiane della casa al mare di Beppe Grillo, a Marina di Bibbona (Livorno) dove il leader del Movimento 5 Stelle sarebbe arrivato ieri sera. Lui nel pomeriggio non si è ancora visto ma sarebbe all’interno della villa: nel giardino c’erano il suo autista e un paio di amici. Quando Grillo soggiorna da queste parti di solito frequenta il ristorante ‘Il Bolognese da Sauro’ oppure si fa consegnare da lui i pasti a domicilio. Oggi ha detto di «non averlo viso, né gli ha portato il cibo a casa». 

(Poco dopo) Il segretario di Grillo ha confermato che il leader del M5S è in casa in compagnia di un «suo collaboratore». Era insieme al proprietario di uno stabilimento balneare di Marina di Bibbona che ha trascorso alcuni minuti in compagnia di Grillo all’interno della sua abitazione.

(Tardo pomeriggio) «Non mi rovinate la duna!». Così Beppe Grillo si è rivolto ai giornalisti uscendo per qualche istante sul cortile della sua casa al mare a Marina di Bibbona costeggiata da dune di sabbia. Il leader del Movimento 5 Stelle era completamente mascherato per non farsi riprendere dalle telecamere e immortalare dai fotografi. Indossava pantaloni grigi di una tuta da ginnastica, un piumino blu, sciarpa scura tirata su fin sotto gli occhi, occhiali scuri e un berretto di lana. Grillo ha ripetutamente salutato con la mano ripetendo più volte ‘grazie’ in risposta alle domande dei giornalisti. Poi è tornato dentro la casa dove è riunito con alcuni suoi collaboratori, come ha spiegato il suo segretario personale.

(Le nove) Cena in casa per Grillo stasera nella sua villa al mare a Marina di Bibbona.

Due marzo

(Prima di pranzo) Giornata di lavoro nella sua villa di Marina di Bibbona per Beppe Grillo. Il leader del M5S è rientrato a casa dopo una lunga passeggiata sulla spiaggia in compagnia dello scrittore Stefano Benni. Anche oggi Grillo è apparso praticamente irriconoscibile, intabarrato in un giubbotto sulla tuta, con un cappuccio sulla testa e un paio di grandi occhiali che gli nascondevano il volto. Il comico ha salutato i cronisti, che lo attendono all’esterno della villa, ma non ha detto nulla. «Siamo prigionieri», ha detto invece scherzosamente Stefano Benni rientrando in casa. Non è escluso che Grillo faccia una puntata in palestra o in piscina nel pomeriggio. Ma non uscirà a pranzo: l’amico ristoratore Sauro gli ha portato polpo con le patate e baccalà alla livornese che Grillo consumerà con gli ospiti.

(Arriva una lettera) È un remake del ‘Padre nostro’ in versione grillina la letterina che una donna ha deposto nella buca delle lettere della casa a Marina di Bibbona di Beppe Grillo. La donna, che ha detto di essere una pittrice nata a La Spezia, ma che vive a Livorno, è passata davanti la villa dove il leader del M5S è ‘barricato’ con i suoi collaboratori. Dopo aver osservato i cronisti, in attesa davanti all’abitazione, ha ritirato fuori un foglietto che ha infilato nella cassetta delle lettere. «Grillo nostro, che sei al governo, sia fatta la tua volontà», comincia la preghierina di Anna Maria Bacci, che si conclude con «ma liberaci da Berlusconi». Bacci, una signora di mezza età, ammette di aver votato il M5S e sottolinea di riporre «grandi aspettative» nei grillini.

(Dopo pranzo) La moglie di Beppe Grillo ha raggiunto il leader del M5S nella villa di Marina di Bibbona, dove era attesa per pranzo. La signora Grillo non ha detto nulla ai cronisti in attesa. Dalla villa è invece poco prima uscito in automobile lo scrittore Stefano Benni, che con il comico era stato visto passeggiare in mattinata sulla battigia.

(Le sei meno un quarto) Gabriele Paolini, il disturbatore televisivo per antonomasia, arriva alla villa al mare di Beppe Grillo, gli urla il suo grazie con un megafono dopo un mini spogliarello, ma resta fuori dal cancello. Paolini si è presentato a sorpresa all’ingresso della villa dove il leader del M5S è chiuso da stamane: dopo essersi tolto tutti i vestiti tranne un costume da bagno, ha preso un megafono e ha iniziato a urlare al comico: «Grazie, in tanti credono in te». E dopo aver chiesto le dimissioni di Bersani da segretario del Pd, si è buttato per terra per «baciare la terra» che prima o poi sarà calpestata da Beppe Grillo. Il disturbatore si è avviato quindi verso la spiaggia, dove, sfidando il freddo, si è fatto un bagno, non prima di aver deposto una bandiera sul cancello.

Tre marzo

(Mattino) Terza giornata in Toscana per Beppe Grillo. Il leader del Movimento 5 Stelle, intorno alle 9.30 è uscito dalla sua villa di Marina di Bibbona (Livorno) per fare jogging in spiaggia. Vestito come di consueto in questi giorni, ovvero con un piumino, occhiali scuri e sciarpa a nascondere completamente il volto, pantaloni della tuta grigi e scarpe da ginnastica, il leader del M5S insieme a un amico titolare di uno stabilimento balneare, ha inziato a correre lungo la spiaggia. Quando però ha visto che i giornalisti, fotografi e telecamere lo seguivano, Grillo si è infastidito e si è rifugiato nello stabilimento balneare. Da qui è rientrato in auto con l’amico, passando dal retro, si è infilato nel cancello di villa Corallina, senza mai rilasciare una dichiarazione ed evitando accuratamente di rispondere alle domande dei giornalisti.

(Le undici) Beppe Grillo dovrebbe lasciare dopo pranzo la sua villa a Marina di Bibbona, probabilmente per recarsi a Roma alla convention degli eletti del Movimento 5 Stelle: è quanto ha detto una collaboratrice del comico ad un’amica di famiglia che si era recata nella villa dove Grillo trascorre il weekend offrendosi di portare dei dolci che aveva preparato. Dolci che, ha detto la collaboratrice al citofono, «è inutile preparare perché oggi parte. Dopo pranzo partirà».

(Poco dopo) La conferma arriva da una collaboratrice, che rispondendo al citofono di villa Corallina a una vicina di casa, e amica del leader del M5S, che voleva preparare una torta per Grillo, ha risposto: «Non importa, lui parte – ha affermato la collaboratrice riferendosi a Beppe Grillo – parte oggi». All’amica che chiedeva quando sarebbe partito esattamente il leader del Movimento 5 Stelle, la collaboratrice, sempre al citofono, ha risposto: «in ogni modo dopo pranzo partirà».

(Ora di pranzo) Dovrebbe pranzare presto Beppe Grillo, nella sua villa di Marina di Vibbona (Livorno). Il domestico è uscito dall’abitazione in auto, intorno alle 11.30, per andare a ritirare il pranzo dall’amico ristoratore Sauro, titolare de ‘Il bolognese’. Grillo e i suoi collaboratori mangeranno dei tortelli ripieni di ricotta e spinaci, conditi con ragù di carne, mentre le altre pietanze le cucineranno da soli in casa. Subito dopo mangiato, il leader del Movimento 5 Stelle lascerà la Toscana, molto probabilmente per recarsi a Roma alla convention dei neo eletti parlamentari del M5S.

Per il seguito, rivolgersi alle agenzie – da cui questo ‘racconto’ è interamente tratto.

Il problema interviste

Qualcosa non ha funzionato nel concetto di ‘intervista’, in questa campagna elettorale. Non perché non ci siano state interviste, anzi. È che abbiamo preso a chiamare a quel modo scambi domanda-risposta che non hanno nulla di informativo. E questo a prescindere dal mezzo, e al contempo anche a causa del mezzo. Un esempio è certamente la ‘twittervista‘, qualunque cosa sia, a Mario Monti all’inizio della corsa alle urne. Esempio in cui si scorge una sudditanza tecnologica, una tentazione celentaniana di considerare buono il nuovo solo perché e in quanto nuovo (e possibilmente inesperto, che tanto si impara tutti insieme, dopo), che si ripete (chiudendo il cerchio) oggi, a fine campagna, nell’idea de l’Unità di realizzare una ‘Vintervista’ a Nichi Vendola. Un massacro contenutistico in cui non si capisce nulla, Vine non c’entra più sostanzialmente niente (l’unico rimasuglio sono gli stacchi isterici tra fotogramma e fotogramma), ma che viene salutato dai consueti esperti del ‘social’ come una sorta di prova di «intelligenza». Quale non si sa, visto che l’unica intelligenza di un’intervista sta nella capacità delle domande di produrre risposte informative per il lettore, e qui non ce n’è l’ombra.

Ma la questione è più profonda delle mode tecnologiche, e di chi vi casca. Mentre i volti dei leader sfilano in tv e in rete ripetendo come automi (e raramente incalzati) la loro propaganda elettorale, ci sfugge che c’è un partito, che potrebbe essere il primo nel Paese, che è accreditato del 20% e oltre dei consensi senza aver mai ricevuto una domanda vera, senza essersi mai sottoposto a un reale contraddittorio. Così che il suo «capo politico» può fissare un’intervista, giocarsi la carta mediatica del ritorno televisivo, e poi annullarla all’ultimo momento (giocandosi pure quella carta mediatica) senza alcuna spiegazione e in un tweet. E pazienza se si manca di rispetto al lavoro di una intera redazione, oltre che a uno dei principi fondamentali della democrazia.

Ancora, c’è un altro partito che sono vent’anni che domande non ne riceve. O ne riceve da chi non è ascoltato pregiudizialmente dal suo elettorato, o da chi poi – nel confronto diretto – si squaglia come neve al sole, mentre il leader pulisce amabilmente la sedia dove poggiava il deretano del giornalista che aveva osato porre delle domande. Anche qui, con sommo tripudio dei comunicatori e degli elettori tutti. Poi c’è il faccia a faccia televisivo, saltato dopo un dibattito estenuante e rimpiazzato da sedie vuote («SkyTg24, il confronto – virtuale»). Le norme deliranti sulla par condicio, che si vorrebbe estesa al web (con chissà quali ulteriori contraccolpi in termini del significato di ‘intervista’: ‘x tweet a te, x tweet al tuo avversario’?). E i sondaggi fantasma. Così, mentre svariati siti usano metafore ippiche o papali per scriverne, nelle interviste non si possono nemmeno menzionare, come se i ragionamenti stessi dovessero sottostare a questa insulsa parità delle idee.

Da ultimo, c’è la caccia al giornalista promossa quotidianamente da Grillo (e non solo), che potrebbe iniziare a produrre i suoi effetti. Si prendano le ‘domande’ di questa ‘intervista’ (le virgolette sono d’obbligo) dell’Huffington Post Italia al sindaco di Parma, il cinque stelle Federico Pizzarotti: 1. «E’ intimidito da una piazza così simbolica?»; 2. «E’ stata una campagna importante»; 3. «Si stimano un centinaio di parlamentari del M5s…»; 4. «Preoccupato per l’impatto con Roma, con i suoi Palazzi del potere?». Chissà se anche questo articolo sarà sommerso dalle richieste di un nuovo e migliore giornalismo da parte degli attivisti e i simpatizzanti del M5S. Io ne dubito. Nel frattempo i toni verso chi alza la voce e intimidisce si ammorbidiscono, da più parti. E anche questa è un’eredità dell’oscena campagna elettorale appena conclusa (oltre che il frutto di vent’anni di intimidazioni), con cui dovremo misurarci negli anni a venire, indipendentemente da chi sarà il vincitore.

L’80%

Da qualche giorno Silvio Berlusconi va ripetendo che l’80% dei candidati del MoVimento 5 Stelle viene «da ambienti di estrema sinistra» (17 febbraio). O, più precisamente, che «l’80% dei candidati di Grillo non sono stati scelti in base ai curricula in rete ma abbiamo scoperto che facevano già politica: sono di estrema sinistra, no tav o appartengono ai circoli sociali» (15 febbraio). «Sono soprattutto persone che fanno parte dei centri sociali, dei comitati No Tav e dei black bloc», ha ribadito il Cavaliere in mattinata alla convention Pdl del Lingotto.

Ci sono due modi di reagire di fronte a questa affermazione. Il primo è ignorarla. E potrebbe avere un senso, dato che è la tipica sparata elettorale di Berlusconi: serve a utilizzare l’arcinoto argomento ‘o me o i comunisti‘ contro un avversario, il M5S, che – come argomenta l’analisi del Mulino, ‘Il partito di Grillo’ – pur nato a sinistra ora ottiene consenso crescente anche nel bacino elettorale del centrodestra: «Su cento elettori intenzionati a votare il M5S», si legge nel resoconto de La Stampa, «il 46 proviene dall’area del centrosinistra, il 40 dal centrodestra». Il Cav deve avere per le mani sondaggi preoccupanti in questo senso, dal suo punto di vista, dato che non a caso oggi il Giornale titola su presunti numeri che vedrebbero la rimonta del Pdl oramai tramutata addirittura in «sorpasso» (si noti, di passaggio, la ‘finezza’ retorica con cui Sallusti dice e non dice: «Berlusconi parla di sorpasso avvenuto. Non posso confermare – la legge me lo vieta – ma in coscienza non me la sento di smentire»).

Ma questa modalità avrebbe senso davvero solamente se fossimo tutti  a ignorare. Altrimenti, infatti, resta sempre qualcuno esposto in buona fede a quel ‘dato’. E alla sua eventuale falsità (vale per questo e per ogni altro caso in cui ci sono numeri di mezzo). Soprattutto per chi, come me, ha seguito la formazione delle candidature del M5S con attenzione,  è dunque preferibile percorrere una seconda strada, e chiedere conto di quell’affermazione (sorprendente) a chi la pronuncia. Ovvero: qual è la fonte di quel dato? Quale studio o ricerca giustifica l’affermazione – forte – per cui «l’80%» dei candidati di Grillo «faceva già politica» (ipotesi uno) e la faceva già in «ambienti di estrema sinistra» (ipotesi 2, sui «black bloc» meglio stendere un velo pietoso)?

L’ho chiesto ad Antonio Palmieri, responsabile Internet del Pdl, su Twitter. Una prima volta non ha risposto:

Una seconda, dopo che Berlusconi ha ripetuto per l’ennesima volta il concetto, sì:

Risposta soddisfacente? Niente affatto. Il pezzo linkato da Palmieri, pubblicato da Libero, non è infatti niente altro che il riassunto di un’inchiesta di Panorama a firma Paola Sacchi. Inchiesta in cui non c’è alcuno studio sistematico dell’orientamento politico, né tantomeno delle esperienze politiche pregresse, dei candidati di Grillo (semmai, ne è identificato un campione molto limitato – una ventina – e ne sono valutate alcune convinzioni di fondo). Ma è lo stesso stile anedottico della risposta (l’«esempio» di Favia) a confermare che quello di Berlusconi è un numero in libertà, senza alcuna controprova ottenuta con una metodologia affidabile.

A meno che non spunti un documento, pubblicamente consultabile, che dimostri il contrario, nessuna delle due ipotesi («facevano già politica», «la facevano in ambienti di estrema sinistra») ha un fondamento. Ma credo che a questo punto sarebbe già stato diffuso dai comunicatori del Pdl. Che non se ne siano nemmeno preoccupati la dice lunga sul rispetto per i dati in un partito che continua a fare campagne elettorali sulla base di promesse – nella stragrande maggioranza dei casi non mantenute – che affondano le proprie radici nei numeri. Vincendole, o quasi. Il che ci dice perfino di più, in tema di rispetto per i fatti, del suo elettorato.

Sesso, sangue, soldi e paura

Dalla home di Libero: «Il fiato del Cav su Bersani» (ansia); «Ingroia contro Boccassini: voi con chi state?» (scontro); «Belpietro la massacra (Bindi, ndr) in tv» (altro scontro); «Ecco il video proibito di Fiorella» (pruriti); «Per il Cav sono un’oca perché non gliel’ho data» (altri pruriti); «E su Twitter la insultano» (ancora scontri, molti a uno); «Nuova mazzata» (scontro); «Facci sputtana Ingroia» (sempre scontro, ma all’osteria); «Lo psicodramma di Travaglio» (scontro, ma interiore). Poi le «procure-orecchione», la «banca rossa», il «banchiere rosso», «Pier, adesso lo quereli?» (scontro giudiziario), le «foto in bikini» della «ex del Cav» (pruriti), le «palpatine hot» (e «seno di fuori»), le «frange da Pocahontas» degli stivali di Nicole Minetti, un paio di link per cavalcare la sentenza che rende penalmente irrilevante la droga di gruppo (lo «spinello di diamanti» della «ribelle» Rihanna e la «baby star» Bieber che «si fa le canne»),  il «romeno» (guai a non sottolineare) che «investe donne e bimbi sul marciapiede», «in Germania si beve meno birra» («sarà una protesta contro Angela?») e (last but not least) la «dura verità per Tamara Ecclestone: le gambe piene di cellulite». In sostanza: sesso, sangue, soldi e paura. Quanto di più vicino abbia letto finora a un programma elettorale potenzialmente vincente.