Emergenza satira

I tecnici, quelli che non fanno politica, improvvisamente si scoprono detentori del diritto di imporre la loro etica bacucca e retrograda a questo povero Paese arenato già di per sé nel Medioevo. Ed ecco, a pochi mesi dalla non-elezione, spuntare il ministro che vorrebbe tassare gli alcolici e spostare le slot machine per promuovere uno stile di vita sano; il ministro che si offende se un vignettista la dipinge in reggicalze; il ministro che dice, neanche fossimo sotto l’Inquisizione o i talebani, che «nessuno deve permettersi» (sì, «nessuno deve permettersi») di scherzare sulla religione. Dicono «vergogna». Dicono che per punire chi osi perculare («dileggiare», si dice «dileggiare») le divinità c’è il codice penale. Danno del maschilista a chi disegna, come non avesse già riservato lo stesso trattamento da mignotta («vergogna!») a colleghi maschi della signora ministro. Ma non fanno politica: sono tecnici. Tecnici della sobrietà, del rigore, della responsabilità, della crescita, del vigore, della forza. Mancano solo le foto a torso nudo nei campi di grano, le purghe e l’olio di ricino. Ebbene, cari ministri, ne ho avuto abbastanza. A voi che non fate politica e vi occupate (rigorosamente, sobriamente) solo dell’emergenza – l’emergenza satira dev’essere compresa nel pacchetto – vorrei generosamente suggerire gli ultimi passi prima di levare il disturbo, se possibile per sempre (sempre visto che a voi della politica non interessa nulla). Primo: una legge che ci consenta finalmente di decidere come morire. Secondo: una che ci permetta di decidere – a noi solamente – se vogliamo sposarci con un uomo o una donna. Terzo: dire una buona volta che il proibizionismo è la più grande ipocrisia che le società umane abbiano mai creato per giustificare i propri vizi e poterli perpetuare all’infinito, e depenalizzare le droghe (almeno quelle leggere). Quarto: affermare il principio inviolabile della libertà di espressione del pensiero – ce ne sono tanti buoni motivi; e sì, vanno al di là del codice penale, ministro Terzi. Non siete in grado di fare nulla di tutto ciò? Fateci il favore di tacere, che le vostre opinioni non sono richieste. E se proprio dovete dire qualcosa in qualità di impotenti – nel senso tecnico, sia chiaro – abbiate il pudore di ricordare al Paese che il primo passo per uscire da questo schifo conservatore, perbenista, moralista, bacchettone, ipocrita, squallido in cui stiamo vivendo passa anche per la derisione di tutto quello schifo conservatore, perbenista eccetera da cui tanto smaniate di distinguervi.

4 pensieri su “Emergenza satira

  1. Il proibizionismo non è solo un’ipocrisia, bensì è inutile e dannoso, utile unicamente ad alimentare gli apparati securitarî dello Stato e a soddisfare l’ansia di chi, avendo avuto accesso al potere, non concepisce che la propria idea libertà non coincida con quelle altrui.
    Mi spiace dirlo, ma non solo ritengo difficile che le droghe leggere possano venire quanto meno decriminalizzate, non solo è ormai pienamente avviato e in fase autopropellente (e con enormi margini d’espansione) il nuovo proibizionismo su nicotina, cibo e bevande, ma i più attenti scorgere vedere all’orizzonte l’arrivo d’un altro proibizionismo, il cosiddetto “modello svedese” sulla prostituzione, che punisce (e severamente, con intento di marchiamento sociale infamante) i clienti, cioè i consumatori del servizio.
    Ad oggi l’Italia ha più di 65.000 detenuti (con quali costi, sociali, umani ed economici?).
    La crisi morde, ma a secondini e tecnici delle varie inquisizoni, il lavoro non mancherà di certo.
    Di questo passo, forse per la fine del decennio arriveremo a 100.000 detenuti.

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