Debora Serracchiani, comunista.

Secondo Il Giornale oggi in edicola [1], Debora Serracchiani sostiene metodi leninisti. In particolare, sarebbe una sostenitrice del “centralismo democratico” teorizzato da Lenin in Che Fare? e consistente fondamentalmente nelle due seguenti proposizioni: 

1. i membri di un Partito sono liberi di discutere sulla materia x

2. una volta raggiunta una decisione sulla materia x (tramite votazione a maggioranza tra i membri del Partito), tutti i membri del Partito si impegnano a sostenere tale decisione.

Conseguenza logica di questa posizione è che i membri dissenzienti vengono limitati nella loro libertà di esprimere il dissenso, e dunque impediti nell’esercizio della loro “libertà di coscienza”. Non resta che ricorrere alle dimissioni dal Partito. 

Il Giornale denuncia dunque il rischio che la Serracchiani, se dovesse proseguire la sua (per ora) fortunata carriera politica, magari ottenendo la Segreteria del PD, potrebbe riportare la “minaccia rossa” in Italia. 

Viene da chiedersi come sia possibile che L’Unità e Il Manifesto non ne abbiano fatto il proprio idolo. 

Ma soprattutto: è questo il vero Serracchiani-pensiero? Per fugare ogni dubbio riporto le dichiarazioni della Serracchiani stessa in merito alla questione della “libertà di coscienza” nel PD: 

“La diversità è la ricchezza del nostro Partito, ma io chiedo al nostro Partito di imparare a votare, di imparare ad assumere decisioni, se è necessario anche solo a maggioranza, se è necessario anche lasciando a casa qualcuno. 
Io dico che dobbiamo imparare a parlare unitariamente da PD, è giusto il dissenso, è giusta la scelta di coscienza, ma la libertà di coscienza non deve essere il paravento dietro il quale nascondersi quando non siamo uniti. 

[…]

Faccio un esempio su un argomento come quello del testamento biologico: è giusta la libertà di coscienza, ma quando c’è una posizione prevalente all’interno del Partito Democratico questa deve avere il giusto riconoscimento, perchè altrimenti si finisce con il parlare solo della posizione di dissenso e non di tutte le altre, si finisce con il guardare l’astensione e non la compattezza del gruppo, quindi trovo, segretario glielo dico veramente con grande semplicità, trovo che sia un errore assoluto quello di aver indicato come capogruppo alla commissione sanità del Senato chi non è portatore della posizione prevalente.” [2]

La Serracchiani sembra dunque sostenere la (affatto ardita) tesi secondo cui se vi è una posizione prevalente, tale posizione deve potersi tradurre in atto. Il che significa che nelle posizioni esecutive, nei ruoli che hanno il potere di tradurre le decisioni in atto, si dovrebbe mettere chi sostiene la linea concordata a maggioranza dal Partito (“quando c’è”). Questo al fine di evitare una paradossale dittatura della minoranza, in cui insieme alla perdita di reale efficacia delle decisioni si perde anche l’unitarietà del messaggio trasmesso agli elettori. 

Un pensiero la cui liceità appare più che mai chiara con il moltiplicarsi delle divisioni, degli insulti e delle zuffe (programmatiche e non) messe in campo dalla Dirigenza del PD in occasione delle candidature alle Primarie, al punto di rendere vaga e fumosa l’identità stessa del PD. 

In nessun passaggio la Serracchiani ha richiesto le dimissioni dei dissidenti, come richiesto invece dal “centralismo democratico” di stampo comunista. Semplicemente il dissenso dovrebbe essere l’eccezione, non la regola, all’interno di un Partito che intenda funzionare.

Non è difficile intuire le ragioni che spingono Il Giornale a fingere di non capire la differenza tra un richiamo all’ordine e all’efficienza all’interno di un Partito in una logica democratica e una epurazione staliniana. 

Un fraintendimento che non può che allarmare chiunque, al contrario, sostenga che tra la logica democratica e le epurazioni staliniane passi una solida, riconoscibile differenza. Speriamo non servano i “giornalisti”, a ricordarcela.

 

 

Note: 

 

[1] http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=369273

[2] Discorso pronunciato all’Assemblea Nazionale dei Circoli del PD, 21 marzo 2009 e reperibile su http://www.youtube.com/watch?v=f3tqFf9IfgM e http://www.youtube.com/watch?v=fVXoMoEu5Os 

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