Twitter, Sarkozy, la satira e la censura

«Avrebbero potuto confondere gli utenti che cercavano di seguire Nicolas Sarkozy su Twitter». E’ bastata questa argomentazione al team del presidente francese, scrive Le Monde, per convincere il servizio di microblogging a chiudere cinque account satirici che lo bersagliavano. Ed evidentemente considerati un impiccio (il che già di per sé sarebbe sufficiente a pesare le qualità dell’uomo), data la campagna elettorale alle porte. Il tutto un giorno dopo l’ingresso ufficiale di Sarkozy su Twitter.

E’ bastato che un membro dello staff del presidente compilasse un form online appellandosi alle condizioni di utilizzo del servizio  (TOS). Che prevedono che non si possa «impersonificare» un’identità altrui «in un modo che inganni, confonda o intenda ingannare e confondere» gli utenti del servizio. Certo, per la satira valgono delle condizioni particolari. La prima  è che qualora la descrizione di un account stabilisca chiaramente che si tratta di un profilo dedicato alla parodia di una altrui identità, non c’è alcuna violazione dei TOS. Uno degli account chiusi, @_nicolassarkozy, lo specificava di certo.

Fonte: Wallblog.co.uk

Ma anche quest’ultimo non soddisfa una seconda condizione per fare satira su Twitter: e cioè che l’account parodistico non utilizzi esattamente nome e cognome del bersaglio delle parodie.

A voler cavillare, insomma, una qualche ragione per chiudere account ritenuti (a torto o ragione) scomodi si trova: non specificavano si trattasse di satira; non facevano capire di stare facendo un «role-playing game» nei loro cinguettii; i tweet inviati non facevano sufficientemente capire che a scrivere non era il vero Sarkozy; e via dicendo. Quando si tratta di scelte su quali contenuti siano leciti, si sa, le parole perdono il loro significato e lasciano spazio all’interpretazione. Quella di chi li gestisce, naturalmente.

Basterebbe sapere esattamente per quale ragioni, secondo Twitter, conti di più il rispetto di regole che in mezza pagina web ipotizzano di poter definire il perimetro della satira di quello degli utenti che, come @_nicolassarkozy, da settembre 2010 facevano satira (dichiarando apertamente di stare facendo satira). O, a maggior ragione, di altri account chiusi (@mafranceforte, @fortefrance e @SarkozyCaSuffit) che bersagliavano Sarkozy e, scrive ReadWriteWeb, erano «chiaramente orientati politicamente» contro il presidente ma non ne utilizzavano il nome. Anche questa è «impersonificazione», oppure sono stati chiusi per altri motivi? Quali?

E soprattutto: non sarebbe stata una buona opportunità per dimostrare la tanto sbandierata trasparenza di Twitter? Invece per scoprire le reali ragioni del social network si è dovuto attendere che Kabul.fr, il sito satirico che gestiva @_nicolassarkozy, ne pubblicasse la risposta (su Pastebin la versione in inglese). Leggendole, tra l’altro, si scopre che per ottenere la riapertura di @_nicolassarkozy (di cui si legge che è stato «temporaneamente sospeso») sarà necessario anche cambiare sfondo e immagine del profilo: una condizione non specificata nei TOS. Senza contare che leggere che l’account in questione «è coinvolto in un’attività di impersonificazione non-parodistica» proprio mentre specifica sulla sua bio che fa attività parodistica è uno di quei paradossi che paiono prodursi sempre più spesso grazie a colossi della comunicazione 2.0 come Twitter.

Secondo Wallblog, Sarkozy aveva chiesto e ottenuto la chiusura di account scomodi già quest’estate. Mentre profili satirici di politici come David Cameron, Mario Monti o degli stessi oppositori politici di Sarkozy sono in piena attività. Se è possibile, è perché Twitter non ne monitora attivamente le attività: interviene solo su richiesta. Il presidente francese l’ha fatta, e questo è il risultato.

Mi sembra sia il classico caso in cui l’obbedienza a regole necessariamente imperfette si traduce in una decisione sciocca. Non so se si chiami ‘censura’ o meno (anche se gli indizi fanno propendere per la prima ipotesi): per giudicare bisognerebbe meglio comprendere i motivi che hanno portato alla chiusura degli account che non violavano chiaramente nessuna delle condizioni di utilizzo citate (di nuovo: e la trasparenza?). Tuttavia quel che è certo è Twitter dovrebbe dare maggiore valore alla libertà di espressione dei suoi utenti – soprattutto quando non inficia in alcun modo quella altrui (in questo caso, quella del presidente francese). E che Sarkozy, dopo aver tentato di ‘moralizzare’ Internet allo scorso EG8, è se possibile ancora meno credibile di allora come difensore del libero web.

PS. Non vorrei suggerire ulteriori chiusure allo staff del presidente, ma di profili non ufficiali a nome Nicolas Sarkozy, in ogni caso, ce n’è ancora a bizzeffe. Perché non farsi una risata, invece di continuare a lottare contro i mulini a vento?

10 pensieri su “Twitter, Sarkozy, la satira e la censura

  1. Post delirante, quando la questione è semplice. La satira è regolamentata (divieto di usare il nome reale della vittima, obbligo di indicare l’indirizzo satirico del profilo), e deve esserlo! Perchè se Sarkozy, per motivi strettamente elettorali, decide di far chiudere questi profili, è nel pieno della sue libertà civili.
    Cosa fareste voi se un “paladino della libertà” usasse le vostre generalità per diffondere messaggi senza alcun controllo? L’identità, su Internet come nella vita reale, permette di applicare le leggi equamente.
    Il vostro discorso comunica solo un piro astio verso le istituzioni, così qualunquista da negare le libertà costituzionali di cui godiamo come cittadini. Quando invece gli argomenti e le modalità per denunciare le ingiustizie del sistema partono proprio dalle garanzie offerte dalle carte costituzionali.

    • I commenti, civili (come il tuo) e non, sono moderati in automatico dal sistema, Matteo, quando sono scritti da un nuovo lettore. Quindi nessun intento censorio – contrariamente a Sarkozy.

  2. Credo, nel suo scritto, contempli l’idea di forma di censura programmata, visto che è in concomitanza delle elezioni, tenuto conto che i satiri di sarkozy sono da tempo occupti a deriderlo, oltrechè, un probabile autogol vero sè stesso vista la legge antipirateria che aiuta le grandi elitè.

    I francesi, di solito a dispetto degli italiani, sono di memoria lunga, vedremo dai risultati.

    • Ecco, la legge antipirateria è a parer mio un errore, sia in termini ideologici che pratici. Non puoi riesumare con la forza un sistema che non funziona più, puoi solo cambiarlo perchè torni a funzionare..

      la censura (in sè non è un termine dispregiativo), è invece un diritto, garantito dalle leggi internazionali, per salvaguardare l’identità in ambito sociale/giuridico.
      Ripeto, vorrei vedere uno di voi, se si scoprisse un vostro profilo falso (con tanto di vostra foto) che metta in ridicolo la vostra identità. Potreste riderne, oppure potreste chiedere la chiusura dell’account; in questo caso, di certo non si scatenerebbe un dibattito sulla “pericolosa censura” che potreste operare!

      • Non farmi ridere ti prego! La censura è sempre negativa a prescindere! Sopratutto se si parla di satira verso i personaggi pubblici.

        Del resto Sarkozy non è ben visito in Francia anche per aver permesso a dei privati di farai giustizia da se.

        La censura su twitter di un accunt satirico, che tra l’altro diceva apertamente di esserlo nel rispetto delle regole di twitter, non mi sembra una cosa normale e pacifica.

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