Vietiamo gli italiani?

Prendete la prima frase: «Amo gli animali, orsi e lupi com’è noto, ma quando vedo le immagini della Kyenge non posso non pensare, anche se non dico che lo sia, alle sembianze di orango». Poi la seconda: «Ti verremo a prendere a casa». Quale delle due appartiene al «web» e quale a un ex ministro della Repubblica? Difficile dirlo a priori, dato che sono entrambe aberranti. La prima – dell’ex ministro Roberto Calderoli – è un rantolo razzista che sembra eruttare dalle fogne della storia. La seconda – di un utente della pagina web dell’ex ministro Mara Carfagna – è una minaccia in stile fascista. In entrambi i casi, esempi di occasioni sprecate per tacere. E, in entrambi i casi, parole sottoposte alle loro responsabilità legali. Diffamazione in un caso, direbbe l’accusa; minaccia nell’altro. Per entrambe le circostanze esiste una legge, che ne delimita i confini. Sul web e fuori, non ha importanza. Eppure solo per la seconda, quella che appartiene al «web», ci sarebbe bisogno di ulteriori norme, apposite – secondo il Pdl e non solo.

«Internet non deve essere il luogo dove si manifesta qualsiasi forma di odio, insulto e violenza verbale», dice il ministro Lorenzin. Che potrebbe augurarsi lo stesso dei nostri centri cittadini, senza per questo immaginare nuove norme per la sicurezza nei centri cittadini. Oppure che più semplicemente potrebbe augurarsi la pace nel mondo, che ha la stessa valenza. Cioè nulla, assolutamente nulla. Su Internet c’è l’odio, c’è l’insulto e c’è la violenza. E ci sarà. Perché ci sono fuori da Internet, negli italiani. E ci sarà, forse in dosi crescenti – dipende dal contesto economico e sociale, ed entrambi stanno semplicemente disfacendosi. Visto che il problema non è Internet ma gli italiani, applicando la logica di Lorenzin chiediamo di vietare loro, per far cessare insulti e minacce?

No. E quindi no, presidente Boldrini, chi minaccia online non «snatura la Rete e la sua libertà». Semplicemente perché la «Rete» non ha una natura, tantomeno libera. La «Rete» è ciò che gli uomini decidono di farci con essa, dal punto di vista intellettuale, creativo, umano ma anche e soprattutto strutturale e di regole. La sorveglianza di massa dell’Nsa è «Rete» tanto quanto Wikipedia e gli esperimenti di democrazia digitale. È perché noi uomini sappiamo abusare del potere e collaborare in modo straordinario per andare oltre noi stessi. Che facciamo, vietiamo i cattivi?

Ma non è solo questo il problema. Il problema è che chi si indigna per la «violenza in rete» non ha alcuna autorità morale né legittimità né credibilità per farlo. Gli editorialisti che si scandalizzano per le minacce e l’odio in rete sono quotidianamente intenti a insultarsi vicendevolmente e a deridere i loro follower (con gli sconosciuti è facile fare la voce grossa). Che spesso li provocano certo, ma è comodo nascondersi dietro chi provoca. A volte fanno semplicemente domande, magari scomode o irriverenti, e ai nostri cari editorialisti non piace leggere domande scomode o irriverenti. Mi spiace per voi: Internet non è il salotto di Bruno Vespa. E grazie al cielo. So che vi piacerebbe da morire lo diventasse ma, se c’è qualcosa che Internet non è, è quello che voi vorreste tanto diventasse. Quindi mettetevi il cuore in pace: potete chiedere leggi speciali, campi di concentramento digitali e volanti del web, ma non servirà a nulla. Fino a quando scriverete cose che vi espongono a questo tipo di critiche, sarete criticati. E io ne sono lieto.

La politica che fa la voce da verginella, poi, non è da meno. C’è il caso di Calderoli, ma ci sono soprattutto vent’anni (se basta) di insulti vergognosi, eversivi, razzisti, omofobi, violenti, ignoranti e per nessun motivo. Sappiamo cosa fate quando andate in televisione, quando siete in Aula, care verginelle: e non è il coro delle voci bianche. Ci sono i pugni, le sberle, le corruttele, gli attacchi personali, gli insulti, l’odio, le minacce, le compravendite, e tutto quello che sappiamo. Che facciamo, vietiamo chi vieta?

C’è poi un doppio problema a un livello più profondo, in questa demenziale, ipocrita rincorsa a chi si dice più scandalizzato per la violenza online e a chi propone la legge più idiota. Il primo è che leggi idiote hanno effetti collaterali anche peggiori. Una cattiva legge contro le minacce in rete potrebbe risultare in un incubo censorio, o semplicemente in qualunque altro danno che nemmeno riusciamo a immaginare – non ultima l’autocensura per timore di finire nella tagliola dell’insensatezza della legge. Il secondo è che cancellando la violenza la stiamo solamente mettendo sotto al tappeto. Non stiamo pulendo la stanza, la stiamo rendendo solo un po’ più maleodorante, ma fingendo di stare meglio perché – tutto sommato – non vediamo lo sporco. Per un po’, fino al prossimo disperato grido di dolore contro la violenza. Che sarà aumentata, non diminuita. E noi l’avremo capita ancora meno, e ancora meno avremo capito il Paese e questa sua fondamentale componente. E allora, di nuovo, che facciamo: vietiamo gli italiani?

 

 

17 pensieri su “Vietiamo gli italiani?

  1. Pingback: Calderoli: “quando vedo la Kyenge penso ad un orango” | Replica Espressa

  2. Un bel post, e due cose, soprattutto, vietando,mettiamo sotto il tappeto, e che del web, dipende l’uso che ne si fa… come qualunque altra cosa, e il combinato disposto di queste due cose, significa rispetto ed essere responsabili .Forse per essere sintetica rimango oscura.. in ogni caso ieri sono andata dal calzolaio, egiziano, abbiamo chiacchierato un po’ e ne sono uscita con la stessa sensazione, di vietare gli italiani.

  3. @fabio: sono d accordo di tutto ma non avrei una buona risposta a questa domanda, spero tu mi possa aiutare :nel primo caso hai detto Calderoli, e se vuoi é perseguibile come dici per diffamazione. nel secondo hai detto un utente.. credo che i problemi ed i timori dietro a certe proposte partano f da qui. Magari in questo caso l utente é anche firmato, ma spero ci siamo capiti. sarei felice di avere un tuo pensiero a riguardo. con stima, Jack

    • Grazie Jack. Credo che reperire l’ip e/o l’identità di un utente su Internet – come testimonia anche lo scandalo planetario dell’ultimo mese – sia molto più semplice di quanto sostengano i soliti noti per rendere la giustizia per quanto succede online sommaria o quasi. Sì, in alcuni casi può essere più complicato, ma dubito che le masse di utenti che insultano siano tutti abili utilizzatori di software per l’anonimato. E la cronaca, tra arresti e sequestri di siti, dimostra che comunque la legge che c’è già funziona.

  4. Utilizzando il mai superato rasoio di Occam, si potrebbe ragionevolmente supporre che il messaggio sul web sia stato lasciato da un componente della ACAB (Associazione Conducenti Auto Blu), oppure da un tassista, magari uno di quelli che quando si parla di liberalizzazione delle tariffe e delle licenze fanno il diavolo a quattro per strada, ben sapendo di avere le spalle coperte dal partito della Carfagna. 😉

  5. Il mio dubbio da tempo è questo e riguarda la metafora tra l’insulto in piazza o al bar e quello in rete: possono essere messi sullo stesso piano dato che per il primo vale “verba volant” e per il secondo “scripta manent”? Cioè se io dico “Tizio A è un cornuto” ai miei amici al bar è un conto, ma se lo scrivo su Facebook dove tutti possono leggerlo e magari per un tempo prolungato non è una cosa diversa? Il messaggio e la “causa” sono gli stessi, però dato che gli strumenti usati sono diversi, diversi sono pure gli effetti in quanto a rilevanza. La legge allo stato attuale “vede” questa differenza?

  6. Grazie! Con attenta lucidità e oggettiva obiettività lei analizza tanto l’inadeguatezza culturale e politica dei politici italiani – senza distinzioni di schieramento alcune – quanto la casta politica sia addirittura lo specchio peggiore della società civile. Ci si aspetta di doversi imbattere, prima o poi, in un imbecille per strada e sulla rete ma non ci si aspetterebbe di vederne così tanti seduti nei banchi del parlamento e tanto peggio stipendiati dai contribuenti!

  7. Pingback: Mi manca l’aria | lascianca.it

  8. Condivido.In ogni caso, che non tocchino la Rete.La Casta la vede ovviamente come fumo negli occhi, perchè la Rete è libera, e loro hanno un concetto peculiare della libertà di espressione.La Lorenzin, meglio che torni alle sue supposte, che quel che dice è dannoso o, nel migliore dei casi, prescindibile

  9. Pingback: Cara Kyenge, non serve nessuna norma contro il razzismo online | ilNichilista

  10. Questo è l’editoriale che vorrei leggere su un quotidiano a tiratura nazionale. O, meglio ancora, l’introduzione ad un dibattito televisivo che vorrei sentir pronunciare dal conduttore.

  11. Pingback: I rassegnati: la rassegna stampa di luglio 2013 #3

  12. Pingback: La guerra (propagandistica) di Cameron alla pornografia online » Chiusi nella rete - Blog - Repubblica.it

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