Poco più di una settimana fa, questo blog ha interpellato un esponente del PD udinese, Hosam Aziz, sulla vicenda del consigliere leghista che ha chiesto l’intervento delle forze dell’ordine dopo aver visto una donna passeggiare con indosso il niqab, “perché si stava dirigendo verso il Duomo, che è un obiettivo sensibile“. In calce al pezzo avevo specificato che ilNichilista avrebbe ospitato volentieri una replica del diretto interessato. Dopo qualche giorno Luca Dordolo, capogruppo della Lega Nord in consiglio comunale e protagonista dell’accaduto, mi ha chiesto espressamente di dargli l’opportunità di esprimere il suo punto di vista sui fatti. Io ho accettato ben volentieri. Ecco il risultato del nostro scambio via mail.
Perché ha deciso di allertare le forze dell’ordine quando ha visto la donna con indosso il niqab?
Ho notato la persona con il niqab nero perchè un bimbo visibilmente spaventato ha attraversato la strada davanti all’auto su cui viaggiavo. Sono sceso dall’auto ed ho detto a questa persona e a chi era con lei che non si può andare in giro vestiti in quel modo. Nonostante l’abbia ripetuto anche in inglese ed essermi fatto ben comprendere da costoro, per tutta risposta ho ricevuto un gesto di indifferenza. Così dopo averli avvisati, ho scattato delle foto con il telefonino ed ho chiamato il 113 che ha fatto intervenire la Digos.
La legge vieta davvero di indossarlo?
La legge è piuttosto chiara sul tema ed è stata promulgata nel periodo del terrorismo degli anni’70 che con l’art.5 Legge 22 maggio 1975 n. 152 afferma:
Art. 5
“È vietato l’uso di caschi protettivi, o di qualunque altro mezzo atto a rendere difficoltoso il riconoscimento della persona, in luogo pubblico o aperto al pubblico, senza giustificato motivo. È in ogni caso vietato l’uso predetto in occasione di manifestazioni che si svolgano in luogo pubblico o aperto al pubblico, tranne quelle di carattere sportivo che tale uso comportino. Il contravventore è punito con l’arresto da uno a due anni e con l’ammenda da 1.000 a 2.000 euro. Per la contravvenzione di cui al presente articolo è facoltativo l’arresto in flagranza.” I periodi sono cambiati, ma il pericolo terrorismo, pur di odierna matrice islamica anzichè brigatistica, rimane quanto mai attuale.
Pensa davvero che quella donna rappresentasse una potenziale minaccia terroristica? Dopotutto, nonostante si stesse “dirigendo verso un obiettivo sensibile”, era con marito e figli…
Dopo l’11 settembre 2001 ed in seguito a numerosi atti di terrorismo islamico in tutta Europa, l’ultimo dei quali solo qualche mese fa proprio ad opera di donne coperte da burqa o niqab che hanno provocato la morte di centinaia di persone a Mosca, ritengo che nessuno si possa sentire al sicuro da questa minaccia. D’altra parte spendiamo ingenti somme di denaro pubblico e privato per dare copertura video ai nostri centri abitati, rendendo più sicuri i nostri territori con la prevenzione e colpendo così una vasta gamma di reati. Ciò contrasta in maniera evidente con chi vorrebbe, in nome della tolleranza di tradizioni non nostre, ma nemmeno riconosciute dall’Islam, permettere che la gente possa andarsene in giro travisata/non riconoscibile o con indumenti che sono solo il simbolo della segregazione femminile. A questo proposito, sembra inequivocabile la presa di posizione del Grande Imam dell’Università egiziana Al Azhar del Cairo, Muhammad Tantawi, una delle più autorevoli figure religiose dell’intero mondo musulmano. L’imam Tantawi, infatti, ha di recente chiesto a una ragazza del secondo anno di liceo di togliersi il niqab perché “è un’usanza tribale che non ha niente a che vedere con l’islam“. Che il burqa o il niqab siano davvero simboli religiosi è sempre più discutibile, dopo le parole dell’imam Tantawi. E c’è da dubitare anche che esistano donne che volontariamente indossano il burqa. Quelle presunte volontà sono infatti figlie di plagio, condizionamenti culturali, nel migliore dei casi, e a prescindere dalla presunta volontà di chi lo indossa, è un simbolo di segregazione, esprime un modello antropologico di sottomissione della donna incompatibile con i diritti fondamentali e l’uguaglianza dei sessi garantiti dalle costituzioni democratiche. “Se si tira il filo del velo, affiora tutto il sistema antropologico, giuridico, culturale e politico dell’islam integralista”, spiega il filosofo Raphaël Lellouche, cioè della sharia. L’apparente “giustificato motivo” citato dalla legge, va rivisto alla luce di queste considerazioni. E’ per questo che è ormai in dirittura d’arrivo una proposta di legge che attualizza l’art 5 Legge 152/75 ed io auspico che venga portata in aula e venga approvata quanto prima dal Parlamento.
A fronte delle recenti polemiche, ad esempio sul “cimitero islamico” o sui manifesti contro l’omofobia (che non hanno risparmiato il PD), pensa che Udine sia diventata intollerante?
Penso che Udine dimostri ogni giorno di essere una città quanto mai tollerante, ciò non significa però derogare ai principi di legalità e di buon senso per favorire chi fa della propria diversità (culturale, religiosa o di orientamento sessuale) un’ arma per scardinare la coesione sociale.
Quanto popolosa è la comunità islamica udinese?
Non è possibile, per ben comprensibili motivi di privacy, censire la popolazione sulla base degli orientamenti religiosi. Credo comunque che non si vada troppo distanti dalla realtà se si parla di 3 – 4000 individui di orientamento religioso islamico. Parlare di comunità islamica udinese ritengo sia improprio in quanto identifica solo la parte praticante che è circa il 10% di quanto sopra citato.
Ha mai dato reali segni di pericolosità? Sono mai state scoperte armi, progetti o cellule terroristiche?
Questa domanda va posta alle forze dell’ordine che hanno ritenuto di far intervenire la Digos per identificare la persona da me fotografata.
Aziz accusa la Lega di strumentalizzare il tema dell’integrazione a fini elettorali. Lei che risponde?
Rispondo che non siamo in periodo elettorale e che l’attuale maggioranza di centro sinistra che governa la città ha i numeri per poter continuare a governare fino alla scadenza del 2013. La nostra è una battaglia di legalità e di civiltà come sopra ho largamente esposto. Se Aziz, da tesserato del PD e quindi a conoscenza delle dinamiche interne di questa maggioranza amministrativa udinese, ritiene un tanto, significa che nemmeno il partito di maggioranza relativa è convinto di riuscire a portare a termine il mandato elettorale.
Un’ultima domanda: se l’integrazione passa per l’unione e non per la divisione (è uno degli argomenti utilizzati dalla Lega per opporsi all’idea di dedicare una area separata del cimitero di Paderno ai soli islamici), come si concilia questa idea di integrazione con i manifesti, da voi diffusi, che recavano lo slogan: “Cimitero islamico? Diciamo no. I loro defunti possono riposare accanto ai nostri”?
Penso che lo slogan sia piuttosto chiaro e si spieghi da sé, come d’altra parte ho già largamente spiegato intervenendo sul blog del Nichilista nell’occasione [guardate nei commenti a questo pezzo, Ndr]. Rilevo che l’integrazione e l’unione si realizza in maniera biunivoca. Le parti che devono attivarsi per realizzare l’integrazione sono due, se da parte nostra c’è una piena disponibilità, dall’altra, quella islamica, noto non ci sia alcuna intenzione di avvicinarsi agli usi, tradizioni e costumi della società occidentale, ma viceversa quella di imporre i propri, riportandoci indietro di centinaia di anni per ciò che riguarda le conquiste civili e sociali. Vi siete ad esempio mai chiesti quale sia la tolleranza verso gli omosessuali nei paesi a maggioranza mussulmana? Se vi sia reciprocità nell’accoglienza o quale sia l’atteggiamento verso i cristiani anche nella “civilissima” Turchia? Se un occidentale possa sposare una donna islamica esattamente come un mussulmano può farlo qui da noi con una donna occidentale?