Il computer ti divora il cervello.

Forse non lo sapevate, ma

Parola della neuroscienziata Susan Greenfield, intervistata oggi dal Quotidiano Nazionale.

Rispondo con un passaggio dall’ultimo libro di Nick Bilton, principale autore del blog Bits del New York Times, che si occupa esattamente dello stesso problema. Concludendo, dopo aver fatto una media ragionata dei pareri dei neuroscienziati interpellati, in modo tutt’altro che apocalittico:

Just as well -meaning scientists and consumers feared that trains and comic books and television would rot our brains and spoil our minds, I believe many of the skeptics and worrywarts today are missing the bigger picture, the greater value that access to new and faster information is bringing us. For the most part, our brains will adapt in a constructive way to this new online world, just as we formed communities to help us sort information (I Live in the Future & Here’s How it Works, p. 136).

Proprio come si sono adattati alla lettura, i nostri cervelli si adatteranno ai nuovi mezzi di comunicazione e ai loro ritmi, senza condurci necessariamente all’idiozia o alla schizofrenia. Gli studi sulla “neuroplasticità” menzionati da Bilton nel libro forniscono quantomeno buone ragioni per crederlo. Certo, il tema è complesso, ma per il momento “evolvere” oltre l’umano, in una qualche forma di “coscienza alveare” o divinità digitale che tutti ci racchiuda e annienti, non è all’ordine del giorno. Così come non sono all’ordine del giorno computer mangia-cervelli.

I catastrofisti dormano tranquilli. E si accontentino delle copie vendute a suon di allarmi.

5 pensieri su “Il computer ti divora il cervello.

  1. In questo caso,
    come molto raramente mi succede leggendoti, devo ammettere che il sistema informatico preoccupa anche me, per cui sono appena in disaccordo con la tua esposizione.

    Naturalmente si parte dal concetto di generalizzazione che prevede assai spesso un numero di errori proporzionalmente ampio alla sua stessa grandezza. Di questo mi scuso, anticipatamente.

    L’informatizzazione spinge l’atto del comunicare, verso meccaniche, differenti senza dubbio, ma anche sensibilmente più povere, perché, ad esempio, scrivere un vaffanculo è più facile che pronunciarlo.
    Secondo me per le persone che erano piccole tra l’inizio degli anni settanta e i prime 5 degli anni ’80, è più difficile percepire la problematica rappresentata dalla mancanza di contatto, perché son stati abituati molto alla fisicità (per una larga parte della loro vita) e solo da un decennio vivono le relazioni mediando la maggior parte di esse attraverso uno schermo. Ma per chi invece cresce con questo sistema, la tendenza all’isolamento, anche per gli aspetti che dovrebbero essere di crescita, è molto alta (nel gioco ad esempio si fa’ più volentieri una serata di lan, che un nascondino e crescere senza contatto fisico, alla lunga, creerà per forza notevoli difficoltà sociali).
    Non pongo in maniera inquisitoria il problema, né reputerei intelligente il farlo. Si tratta infatti di un argomento assai vasto e estremamente complesso, inoltre sarebbe più facile parlarne, che scrivere una lunga quanto pallosa discettazione.

    Per mia esperienza, e chiudo, i bambini/ragazzi di oggi (ho lavorato con età dai 5 ai 20 anni) hanno molta difficoltà a scambiare pensieri coerenti e più o meno strutturati, e altrettanta difficoltà a giocare, o a pensare un gioco che possa impegnarli, eccettuando il pallone, lo sgommare con le macchine, o l’uso di consolle portatili e simili.

    Ora, si può attribuire tutto questo all’uso smodato dei computer? Una parte senza dubbio sì, io credo.
    In un’era della comunicazione, infatti, stiamo profondamente dimenticando, annichilendolo dietro uno schermo luminoso, il piacere dello scoprire la socialità, del contatto, dell’incontro, della comunicazione sensibile attraverso i 5 sensi e non istantanea come un click.
    A presto.
    Andrea

    Ps. Questo non significa che internet o il computer si mangino il cervello della gente; anzi usati in una certa maniera son ricchi di spunti notevolissimi e plurali, ma hanno dei loro lati oscuri e, a mio parere, in questo totale accoglimento di una futura realtà informatica, non stiamo assolutamente spingendo la nostra attenzione a prevenirli (semmai ci premuriamo anche solo di osservarli).

  2. Andrea, sono nato negli anni sessanta e ai miei tempi bastava scendere in cortile per giocare a pallone o a nascondino con i miei coetanei, eravamo in tanti.
    I ragazzi di oggi sono pochi e tra l’altro di diversa provenienza culturale e geografica. In questo quadro la tecnologia serve anche per stabilire contatti che altrimenti sarebbero difficoltosi.

  3. Ho aspettato a rispondere per trovare una risposta adeguata, e senza condizionale ti dò ragione, molto meglio computer ed internet che riescono a garantire una risposta bidirezionale e ad attivare i neuroni specchio se adeguatamente sollecitati, che media in trasmissione punto multipunto che possono manipolare gli stati d’animo dei riceventi.
    Tutto è riconducibile all’etica del trasmittente e alla cultura dei riceventi. Molto spesso gli ignari utenti si ritrovano a pagare una payTV senza rendersi conto di ricevere solo spazzatura mediatica.
    Una società che condanna computer, facebook, internet, videogiochi a priori è una società che VUOLE SOLO mantenere culturalmente basso il livello della popolazione.

  4. Pingback: Facebook distruggerà il cervello dei vostri bambini. « ilNichilista

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