La Lega e Gheddafi: tatticismo e ipocrisia.

Come hanno reagito i leghisti alle lezioni di islamizzazione di Gheddafi? Come sempre quando si tratta di mettersi in rotta di collisione con Berlusconi, con un misto di ipocrisia e tatticismo esasperato ben diverso dalla immediatezza del  linguaggio fatto di insulti, gestacci e sparate rivoluzionarie cui ci hanno abituato Bossi e i suoi colonnelli.

L’ipocrisia è presto detta: basti pensare al silenzio di Calderoli, ad esempio, che soltanto qualche tempo fa minacciava di portare a spasso un maiale laddove avrebbero dovuto sorgere moschee, così da renderne “infetto e non più utilizzabile” il terreno. O a quello di tutti i vertici leghisti, da Bossi in giù, che – dopo aver rivendicato origini celtiche – hanno passato gli ultimi anni a dipingersi come i veri difensori delle “radici cristiane” del Nord. Il Verbo dei “crociati”, tuttavia, nei giorni romani di Gheddafi è rimasto non pervenuto.

Quanto al tatticismo esasperato basta sommare a questo silenzio due fattori: l’aver mandato in prima fila personaggi come Stiffoni e Borghezio, gli unici che si sono espressi apertamente contro il dittatore libico ma che possono facilmente essere considerati portatori delle posizioni di una frangia “estremista” del pensiero padano, e l’aver lasciato il grosso del “lavoro sporco” a La Padania, un quotidiano che oramai è considerato troppo propagandistico perfino dai leghisti e che oggi fa poche migliaia di lettori.

E così per lavarsi la coscienza con l’elettorato la Lega è costretta ad “avercelo duro” soltanto sulla propria carta stampata. Che oggi, in effetti, si è sbizzarrita: “La guerra santa è iniziata“, tuona il quotidiano leghista alle pagine 4 e 5, “ma l’Occidente è cieco”. Agostino D’Antuoni è arrabbiatissimo: ci siamo inventati (ed è una “pura invenzione di chi non lo conosce”) l’esistenza di un islam moderato e, ancora peggio, “ubriacati dal benessere e privi di identità e radici abbiano accolto il cavallo di troia [minuscolo nel testo] degli immigrati. E non ci siamo accorti che la loro guerra santa è cominciata”. La conclusione è da chiamata alle armi:

Anche Emanuele Pozzolo, sempre su La Padania, è allarmato. Gheddafi, il “barbone di Tripoli“, il “cammelliere libico“, uno “squilibrato mentale“, non può venire qui a umiliarci, direttamente da Roma e in mondovisione. “Dovremmo iniziare a preoccuparci”, non tanto dei suoi “deliranti proclami islamisti” quanto dell’ “idiozia nostrana” che non ci fa reagire. “I musulmani hanno le idee chiare: vogliono islamizzare l’Europa” attraverso il “cavallo di Troia” dell’ingresso della Turchia nell’UE. Occorre reagire ritrovando la “forza spirituale, politica e culturale profonda che, nel 1683 a Vienna, portò il beato Marco D’Aviano e il re polacco Giovanni Sobieski a guidare l’esercito cristiano alla sconfitta dell’orda islamica che tentava di occupare il cuore pulsante dell’Europa“. Anche in questo caso il finale è in perfetto stile guerresco, con tanto di minaccia al nemico:

A chiudere il cerchio un’intervista al deputato leghista Massimo Polledri, che argomenta:

Sarebbe interessante chiedere a Bossi, direttore del quotidiano, se queste posizioni rispecchino il suo pensiero. Ma lui, pur di salvare la “santa alleanza” con Berlusconi, sarebbe disposto a riassumere il tutto in un bel dito medio. Forse uno dei motivi del successo della Lega sta anche in questa capacità di accoppiare un fine tatticismo politico a Roma con la sguaiata propaganda sul territorio e per la base più accalorata. Una incongruenza che sarebbe bene mettere più spesso a nudo, se non si vogliono consegnare a una demagogica fobia del diverso la nostra politica estera e sull’immigrazione.

4 pensieri su “La Lega e Gheddafi: tatticismo e ipocrisia.

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  3. questa è la lega, di peggio cè solo chi la vota e chi la segue che non si accorge della doppiezza di questo partito e di come mugugniando e piangendo al grido di Roma ladrona abbiano già infestato tutti i palazzi e palazzetti con uno dei loro kuli ben piazzato su una sedia o su una “auto blu”………….!!!!!!!!!

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