Twitter, la censura e gli affari: il caso Guy Adams #nbcfail

C’è un giornalista dell’Independent di stanza a Los Angeles, Guy Adams, che critica su Twitter la copertura delle Olimpiadi di Londra da parte della Nbc. Tra gli attacchi, anche piuttosto pesanti (utter, utter bastards; moronic exec), scrive l’indirizzo email di un dirigente della Nbc, Gary Zenkel, invitando i suoi follower a lamentarsi del servizio offerto. Twitter, in tutta risposta, gli sospende l’account. Poi c’è la usuale protesta, tra le urla alla censura, a colpi di 140 caratteri e con tanto di apposito hashtag (#nbcfail). Ma il caso va spiegato per bene, perché rappresenta a mio avviso un salto di qualità rispetto a quanto visto finora su Twitter, e un pericoloso precedente. Prima di tutto, la motivazione ufficiale della sospensione del profilo di Adams non sta in piedi. Twitter dice che il giornalista avrebbe pubblicato «informazioni private» su un altro individuo: la mail di Zenkel, in questo caso. Ma non regge: come nota lo stesso Adams, sono proprio le regole di Twitter a stabilire che l’indirizzo postato deve essere non-public, personal e che, anche se lo fosse, non vi è violazione laddove «sia stato precedentemente pubblicato o mostrato» su Internet. Ma l’indirizzo non era non-public, ma aziendale; e in rete era già disponibile (largamente, come dice Adams, o meno non fa alcuna differenza). Seconda osservazione: contrariamente a quanto inizialmente appreso, è stato Twitter – e non la Nbc – a volere la sospensione dell’account. Almeno, stando a quanto ha affermato dal vicepresidente del settore Comunicazione della Nbc al Telegraph: «Il nostro dipartimento social media in realtà è stato allertato da Twitter e solo in seguito abbiamo compilato e inviato il form». E dire che soltanto poche ore prima un portavoce dell’azienda, Rachael Horwitz, aveva confermato al Guardian che Twitter non controlla attivamente account individuali – senza specificare che sono le regole stesse del servizio di microblogging a consentirlo in caso di violazioni come quella contestata ad Adams. Ultimo tassello del puzzle: solo pochi giorni prima, Twitter e la Nbc avevano stretto un accordo per una partnership nel racconto delle Olimpiadi. Obiettivo nemmeno troppo nascosto di Twitter, cercare la quadra di un modello di business che per ora non garantisce sufficienti introiti pubblicitari. Non abbastanza per una Ipo in stile Facebook. Conclusioni? A meno che non ci sia un’altra spiegazione per una sospensione così solerte in questo caso e una altrettanto solerte ignavia in altri, sembra di poter concludere che Twitter abbia sacrificato la sua purezza nei confronti della censura all’altare, sempre affollato, del dio denaro. Non solo: ben conscia che avrebbe generato un putiferio, l’azienda sembra anche aver cercato di nascondere una questione sostanziale  – bisogna eliminare delle critiche che danno fastidio a un nostro partner – sotto l’abito di una questione burocratica – hai pubblicato informazioni private su un altro utente. Il che presuppone che la richiesta di sospensione, qualunque sia la versione ufficiale, sia in realtà venuta dalla Nbc, e per un’azione urgente: difficile immaginare che Twitter non abbia considerato l’implausibilità assoluta del travestimento; più facile immaginare che Twitter abbia detto una bugia per tutelare questo e i futuri affari. Speculazioni, certo. Ma con una loro logica. Che, ahinoi, prevede che l’azienda glorificata per la rivoluzione in Iran e la primavera araba, la trasparenza nelle richieste di censura governativa e la fedeltà al motto tweets must flow si sia a un certo punto messa a un tavolo, e abbia deciso di imboccare la strada del business first. Ora, resta da capire se la reazione dell’opinione pubblica farà cambiare idea a chi di dovere. Ma la strada, almeno nelle intenzioni, sembra segnata. Niente di male, sia chiaro. Basta saperlo.

UpdateTwitter ha ripristinato l’account di Adams, scusandosi.

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