Wikileaks: i documenti sull’Italia (live blogging).

[Fonte: The Guardian]

19:50 – Le prime rivelazioni dai file di Wikileaks che stanno facendo tremare il mondo:

Una alleanza curiosa: I diplomatici statunitensi a Roma hanno annotato nel 2009 ciò che i loro contatti italiani hanno descritto come una relazione straordinariamente stretta tra Vladimir Putin, primo ministro russo, e Silvio Berlusconi, primo ministro italiano e magnate degli affari, inclusi «sontuosi regali», contratti energetici vantaggiosi e un «umbratile» mediatore italiano che si esprime in lingua russa. Hanno scritto che Berlusconi «sembra sempre più il portavoce di Putin» in Europa.

(Fonte: New York Times)

19:58 – Nel pomeriggio era stata diffusa la copertina del numero di Der Spiegel, in uscita ufficialmente domani, con una ricognizione di alcuni dei temi contenuti nei documenti. C’è una foto di Berlusconi con la scritta: «Festini selvaggi».

 

20:05 – Qualche dettaglio ulteriore da El Pais:

È in evidenza, per esempio, il sospetto americano che la politica russa sia nelle mani di Valdimir Putin, giudicato un politico di stampo autoritario, il cui stile macista gli consente di collegarsi perfettamente con Silvio Berlusconi. Del Primo ministro italiano si descrivono le «feste selvagge» e si espone la profonda sfiducia che suscita a Washington.

20:15 – The Guardian rivela un giudizio non proprio gentile sul premier del diplomatico statunitense Elizabeth Dibble:

Il Primo Ministro italiano Silvio Berlusconi è stato «incapace, vanitoso e inefficace come moderno leader europeo», secondo Elizabeth Dibble, incaricato d’affari americano a Roma. Un altro rapporto da ha registrato il punto di vista per cui Berlusconi sarebbe un leader «politicamente e fisicamente debole» la cui «propensione per tirare tardi la notte e festeggiare a tutto spiano (partying hard) significa che non riposi abbastanza».

21:29 – Nei documenti diffusi da The Guardian c’è anche un incontro tra il ministro degli Esteri, Franco Frattini, e il segretario della Difesa statunitense Robert Gates in cui si discute la strategia militare in Afghanistan e si valutano i rischi di una guerra derivanti dalla proliferazione nucleare in Iran.

21:51 – Twitter Stats. Ecco il trend dell’hashtag #wikileaks nelle ultime 24 ore secondo Trendistic:

Alle 21 l’argomento riguardava il 2,19% dei tweets in tutto il mondo.
In Italia l’hashtah #cablegate è tra i trending topics di Twitter, insieme a #arcore e #nadia macrì.

L’hashtag #cablegate è trending anche a livello globale con lo 0,37% dei tweets di tutto il mondo. Strano dunque che #wikileaks non lo sia, nonostante la sua diffusione sia sette volte superiore.

Update. Secondo alcuni utenti, non è strano: semplicemente uno username (Wikileaks) non potrebbe essere trending. Per cui Wikileaks «sta chiedendo» agli utenti di Twitter di usare #cablegate.

22:45 – Massimo Razzi su Repubblica.it propone una analisi a caldo dell’evento:

La data del 28 novembre 2010 sarà ricordata come il giorno in cui tutto o quasi si spostò, si svolse, si evolse e venne raccontata su internet o, quantomeno, a partire da internet.

Pensate: in nessun giornale del mondo si è posta oggi l’annosa questione: “Lo diamo prima sulla carta o sul web?”. Tutti, da Der Spiegel al New York Times, al Pais, a Le Monde, hanno cominciato dal sito, proseguiranno sulla carta e andranno avanti utilizzando i due mezzi come un tutt’uno: un unico medium su piattaforme diverse fatto di approfondimento, di sintesi e attraversato da una serie di questioni qualitative e quantitative che possono davvero portarci a dire che qualcosa di profondamente innovativo è successo.

23:23 – Der Spiegel:

Il Segretario di Stato [Hillary] Clinton chiede ai suoi ambasciatori a Mosca e Roma di informarla se siano fondate le voci che il presidente italiano Silvio Berlusconi e Vladimir Putin abbiano legami d’affari privati oltre alla loro stretta amicizia  – voci che entrambi hanno negato con veemenza.

23:34 – La reazione di Berlusconi secondo l’Ansa:

Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, secondo quanto si è appreso da fonti autorevoli, quando gli è stato riferito il contenuto delle rivelazioni diffuse dal sito di Wikileaks sull’Italia, si è fatto una risata.

00:16 – Mentre fa il giro del mondo la frase di Frattini, secondo cui saremmo di fronte all’«undici settembre della diplomazia mondiale», in America il repubblicano Pete King va perfino oltre:

È peggio di un attacco fisico agli americani, peggio di un attacco militare.

00:39 – Il riassunto di Lettera43 dell’impatto della pubblicazione sulle relazioni tra USA e altri paesi.

01:17 – Arturo di Corinto spiega come sia stato possibile trafugare i documenti:

[…] per capire quello che è accaduto e immaginare cosa accadrà in seguito, bisogna pensare che questa imponente fuga di notizie è il risultato di una miscela di fatti concomitanti, leggerezza, difese deboli, attori con pochi scrupoli pronti a sfruttare la situazione a proprio vantaggio.

11:22 – Intervista del Corriere della Sera al ministro Ignazio La Russa. Questi i risultati:

E all’intervistatore, che afferma – più che chiedergli – che questi «gossip» testimonino che «l’immagine del presidente Berlusconi, all’estero, non è così positiva», risponde:

Non accetto questo tipo di lettura perché è di chi guarda le cose attraverso il buco della serratura. E trasuda provincialismo.

11:36 – Alessandro Gilioli su Piovono Rane prova a spiegare come mai gli italiani «in gran parte ridacchiano» proprio come Berlusconi:

Vent’anni fa un evento di questo tipo – la diplomazia del più importante alleato che sega così brutalmente un nostro premier – avrebbe scatenato il putiferio. Ma noi nel frattempo abbiamo avuto Fede e Minzolini, i cieli azzurri di cartone, Meno male che Silvio c’è, il predellino, le corna, Noemi, Ruby e la Macrì, il gesto del mitra con l’assassino Vladmir, il cucù alla Merkel, Previti e Dell’Utri, le leggi ad personam, l’editto bulgaro, il baciamano a Gheddafi e tutto il resto: quasi inevitabile che si faccia spallucce.

11:48 – Il sito del Tg1 tra l’appoggio alla visione “gossippara” di La Russa e il catastrofismo di Gianni Letta e Frattini:

Svelato dunque il piano di Julian Assange: «distruggere il mondo».

Allo stesso tempo, Frattini, minimizza: «I rapporti riservati degli ambasciatori non rappresentano la policy di un paese».

11:58 – Forse sarebbe il caso i ministri italiani si mettano d’accordo. Davvero Assange è tanto stupido da pensare di «distruggere il mondo» armato solo di «gossip scadente»?

12:54 – Juan Carlos De Martin su La Stampa:

Dopo un primo entusiasmo a favore di una totale trasparenza, in realtà oggi si sta affermando la consapevolezza che l’apertura è sì un principio ordinatore essenziale a tutela di una democrazia sana, ma da temperare secondo l’etica della responsabilità, ovvero tenendo in conto le conseguenze della trasparenza. Se riusciremo a superare sia la resistenza degli apparati che preferiscono quasi costitutivamente l’opacità perché garantisce spazi di manovra, sia l’acritico entusiasmo della trasparenza assoluta, avremo capito meglio un aspetto essenziale della democrazia cogliendo allo stesso tempo i benefici della Rete.

13:19 – La “guida minima ragionata” del Post.

16:00 – Intervengono anche Daniele Capezzone e Silvio Berlusconi. Il primo parla di uno «tragico spot alle dittature»:

L’irresponsabile Assange e svariati altri maoisti digitali forse neppure se ne rendono conto. Ma la loro opera è un tragico spot a favore delle dittature (che non corrono i “rischi” dell’informazione, del libero dibattito, del confronto con l’opinione pubblica) e contro le democrazie occidentali, che invece si fanno carico di questi necessari onori e oneri di un sistema liberale e aperto.

Il secondo, Berlusconi, che evidentemente ha finito di ridere, sostiene quanto divulgato dai «giornali di sinistra» sia «tutto falso» e che c’è semmai da chiedersi «chi paghi le ragazze per mentire».

19:26 – Time fa la “Top 5″ degli insulti contenuti nei documenti diffusi da Wikileaks. Nonostante Berlusconi non vi rientri, la foto di apertura è dedicata a lui:

Come a dire: «strano, vero?»

10:48 – Massimo Gaggi, sul Corriere, intervista Sidney Blumenthal, consigliere di Bill Clinton e braccio destro di Hillary Clinton. Che afferma: «Si sapeva che Silvio Berlusconi viene considerato un leader inaffidabile e incapace». Al che Gaggi chiede lumi:

Guardian e Economist sul ddl intercettazioni: cose da Berlusconia, la “dittatura da Terzo Mondo” “notoriamente corrotta”.

Il disegno di legge sulle intercettazioni? Secondo The Guardian

It’s a malign insult to anything you can call press freedom in a half-functioning democracy. Some fly-blown old Third World dictatorship called Berlusconia, perhaps: but this is Europe, our Europe.

In poche parole, sarebbe un insulto perfino in una democrazia dimezzata. Cose da “Berlusconia” (lo stesso termine usato in Australia qualche tempo fa – ricordate le polemiche?), e cioè da dittature corrotte del Terzo Mondo. Un pericolo per l’Europa, “la nostra Europa”.

The Economist non ci va più leggero. A partire dall’attacco:

AMONG the consequences of Silvio Berlusconi’s long ascendancy over Italy is the numbing of his compatriots’ democratic sensibilities. That the most controversial bill before parliament is being fine-tuned at meetings chaired by Mr Berlusconi’s trial lawyer, for example, no longer even merits comment.

Nessun commento sul fatto che una legge tanto controversa sia stata predisposta dall’avvocato del premier Niccolò Ghedini. Ma una stilettata terribile sulla capacità degli italiani di riconoscere i pericoli per la democrazia, diminuita sensibilmente secondo il settimanale inglese dopo sedici anni di berlusconismo. The Economist poi ha il merito di non sottovalutare il problema dell’abuso delle intercettazioni, che sostiene (giustamente, a mio avviso) essere reale. E di riconoscere che alcune delle misure approvate oggi al Senato “sarebbero considerate normali in altri paesi” – un aspetto questo che molti oppositori della legge dovrebbero avere l’onestà intellettuale di riconoscere, senonaltro per disinnescare i Gasparri di turno. “Ma l’Italia non è come gli altri paesi“, accusa The Economist:

It is notoriously corrupt, so politics and justice overlap. And its sluggish legal proceedings can take years to reach the point of indictment.

Il nostro, insomma, è un paese “notoriamente corrotto”. E a causa della lentezza della nostra giustizia possono servire anni per arrivare a termine di un processo. Ergo: inutile paragonare noi e gli altri. Le scale temporali sono diverse. Se a questo si aggiunge che in Italia “abbonda la criminalità organizzata” e che con questa legge gli ultimi due “capi dei capi” di Cosa Nostra non sarebbero finiti in galera, ce n’è abbastanza – secondo The Economist – per costringere il legislatore a riconsiderare la legge. Dopotutto, queste preoccupazioni “dovrebbero essere prese più seriamente del diritto di Berlusconi di mantenere privata la sua vita sessuale”.

Insomma, in Europa ci si inizia a preoccupare davvero per il futuro del nostro Paese. Con parole vicine a quelle che si possono trovare in Rete oggi: rivoluzione, regime, resistenza, fascismo, guerra civile, disobbedienza. Che fare? E’ facile e difficile dirlo. Facile perché la soluzione migliore sarebbe che il governo ritirasse il provvedimento, o che i “finiani” si mettessero di traverso. Ma al momento appare davvero arduo accada. Difficile perché se ciò non dovesse accadere la politica dovrebbe attrezzarsi – e alla svelta – per dare una risposta all’ondata di malcontento che si respira nella parte attiva del Paese (su quella assopita nulla ha effetto, ci sono i mondiali), e al momento non ne sembra per nulla in grado. Preoccupante. “Perché in Italia – lo scriveva Leonardo Sciascia – non si può scherzare né coi santi né coi fanti: e figuriamoci se, invece di scherzare, si vuole fare sul serio“.

Elezioni 2010: il Guardian commenta i programmi elettorali. Parola per parola.

Al Guardian hanno deciso di vivisezionare i programmi elettorali dei principali partiti in corsa alle elezioni del prossimo 6 maggio. 


Si prende il testo e lo si commenta passaggio per passaggio tramite un intelligente meccanismo di pop up. Se si parla di ambiente, parla l’esperto di ambiente, se si tratta di tasse parla l’esperto delle tasse e così via. Tutti i commenti sono poi divisi per sezioni e comodamente navigabili tramite un pulsante in alto. 

Mentre da noi le elezioni si sono combattute nei tribunali tra liste impresentabili, attacchi personali e inaudite applicazioni della par condicio, in Gran Bretagna l’informazione fa – semplicemente – il suo mestiere: informa. Chissà se nel 2013 sarà possibile anche in Italia.

 

Sullo stesso argomento:

McItalia.

“I contadini italiani invadono McDonald’s”. Parola del ministro Luca Zaia, che sul suo blog decide di commentare a questo modo il lancio nella arcinota catena di fast food della linea di panini e insalate McItaly, con soli ingredienti nostrani (Asiago Dop, Bresaola della Valtellina Igp, carne e olio extravergine nazionale etc.). Questa sì che è “una svolta identitaria alla nostra agricoltura”; questo sì che è consegnare alle nuove generazioni una “memoria gustativa di impronta italiana”. Questo sì, da ultimo, che sono le “grandi ambizioni” di una “grande operazione culturale” che mira “alla qualità“.

C’è chi propone di valutare l’iniziativa del ministro attraverso Spinoza.it (ad esempio: “Questo nuovo panino ha grandi ambizioni”. Sappiamo che un pezzo di carne italiana, se si fa addentare dalla persona giusta, può anche diventare ministro, oppure “Le nuove generazioni avranno una memoria gustativa di impronta italiana” dice Zaia. Poi sviene per lo sforzo). Io invece suggerisco un esperimento mentale: come valuterebbe Zaia se il governo cinese decidesse di distribuire in tutti i Pizza Hut del mondo una pizza fatta con pasta cinese, pomodori cinesi, mozzarella cinese e farcita con dell’ottimo manzo stufato alla cinese (un tocco esotico – anzi, identitario – non guasta mai) e la esportasse con il nome, magari, di MaoPizza? Un modo per affermare l’identità culturale della tigre asiatica o “un segno della bancarotta morale” del Paese

Se dovesse scegliere la seconda ipotesi (il che è probabile, visti i recenti “accordi”), il ministro sarebbe in sintonia con il Guardian. Che, ad ogni modo, rivolge l’accusa non alla Cina, ma al governo Berlusconi, aggiungendo che Zaia non avvicinerebbe mai alla bocca una simile diavoleria “se non ci fosse l’occasione di venire fotografato”. 

Capisco che gli introiti derivanti dalla vendita di mille tonnellate di prodotti agricoli italiani a McDonald’s facciano gola, ma per carità, non li si confonda con cultura e tradizioni. A meno che non sia l’ipocrisia la reale “impronta italiana” che il ministro vuole mettere in bocca a chi, da Parigi a Shangai, ne addenterà il prodotto.

C’è frainteso e frainteso: le menzogne sì, l’ironia no.

Quando i principali telegiornali del Paese – Tg1 e Tg5 – tacciono una notizia della portata dell’inchiesta di Bari (come avvenuto il 20 giugno) non cade nessuna testa. Quando invece si tocca il Papa con una battuta (fuori luogo, ma che importa) sui «quattro gatti, forse un po’ di più, che hanno ancora il coraggio e la pazienza di ascoltare le sue parole» [1] , scatta immediato il fuoco mediatico. L’autore della frase incriminata, Roberto Balducci, è stato immediatamente rimosso, nonostante il cdr del Tg3 fosse intervenuto definendo la questione come  una polemica nata «dal fraintendimento di una frase forse poco chiara, che tanto il collega quanto il direttore Di Bella hanno ribadito non avere avuto alcun intento offensivo nei confronti della Chiesa o del Pontefice» [2]. 

Un fraintendimento può costarti il posto di lavoro, se ci si fraintende sulle persone sbagliate.

Deve saperlo bene Minzolini, il direttore del Tg1, che si è premurato di definire, senza poterlo dimostrare, “l’ultimo gossip del momento” l’inchiesta barese [3].

Meglio non fraintendersi.

Evidentemente una battuta sul Papa merita, per questa informazione, maggiore risalto di un Presidente del Consiglio che, indipendentemente da come si risolverà l’inchiesta di Bari, mente ripetutamente ai propri cittadini. 

Minzolini può continuare a restare al suo posto e a usare due pesi e due misure.  Come nel caso del “gossip” riguardante Rupert Murdoch e le presunte intercettazioni di vip da parte della sua testata News of the World [4]: la fonte non è altro che giornalismo di inchiesta (in questo caso del Guardian, nel caso dell’inchiesta di Bari si tratta di Repubblica) e quindi coerenza vorrebbe che anche questa  (non-ancora-)notizia sia taciuta. Ed invece non solo la notizia è data con grande risalto [5], ma viene addirittura predisposta una rassegna stampa speciale di tutti i maggiori quotidiani nazionali. Come a dire: se lo diciamo tutti noi, non può essere falso. Non mi risulta che sia stato fatto lo stesso con tutti i giornali nazionali e internazionali che riportavano notizie riguardo a orge, istigazioni alla prostituzione, traffici sospetti di cocaina e chissà cosa altro da parte di Silvio Berlusconi e i suoi collaboratori – certo, quella (non) notizia non è stata data! Che sia perché Murdoch è uno dei più pericolosi avversari di Berlusconi nella battaglia per il controllo dei media? Speriamo non mi sia frainteso.

Dovremmo dedurre che Repubblica si può fraintendere, mentre il Guardian no? No, anche questa tesi è insostenibile, perché solamente un giorno prima lo stesso Guardian veniva tacciato di “piccolo giornale” a causa delle controverse rivelazioni circa l’ingresso della Spagna al posto dell’Italia al G8. Semplicemente, si legittima e delegittima caso per caso, a seconda dei propri interessi. 

Conclusione: Minzolini può restare al suo posto, e farci tutti fraintendere su quello che pare e piace a lui o a chi gli impone cosa gli (e ci) debba parere e piacere. Roberto Balducci invece si è proprio frainteso: pensava di essere un giornalista, invece è solo un disoccupato.

 

Note: 

 

[1] http://www.corriere.it/cronache/09_luglio_14/tg3_vaticanista_papa_rimosso_3853ca9a-709b-11de-9fc1-00144f02aabc.shtml

[2] http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Italia/2009/07/Papa-rimosso-giornalista.shtml?uuid=fe0c4d92-709c-11de-af02-caa548ec7aae&DocRulesView=Libero

[3] http://www.youtube.com/watch?v=gW2dtnO7e0M

[4] http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=365352

[5] Tg1 delle 13.00 del 10 luglio 2009