Dopo Di Pietro, Travaglio: la bufala dell’emendamento D’Alia continua a fare danni in Rete.

Dopo Antonio Di Pietro, la bufala dell’emendamento D’Alia fa un’altra “vittima eccellente”: Marco Travaglio. Come ha notato Wil, infatti, nell’ultima puntata di Passaparola (ai minuti dal terzo all’ottavo) l’editorialista del Fatto ha erroneamente ritenuto in vita – e addirittura appena “approvato dal Senato” – il famigerato articolo 50-bis del decreto sicurezza riguardante la “Repressione di attività di apologia o istigazione a delinquere compiuta a mezzo internet“. Fortunatamente, dopo il passaggio a palazzo Madama del 5 febbraio 2009, il senatore D’Alia è stato costretto a subire la votazione favorevole agli emendamenti soppressivi del testo nella notte tra il 28 e il 29 aprile 2009 proposti dal deputato del PDL Roberto Cassinelli. Che, a pericolo scampato, annunciava sul suo blog, in un eloquente post dal titolo L’emendamento D’Alia non esiste più, come quello decisivo fosse composto di 11 caratteri: “Sopprimerlo“. Per poi dichiarare a La Stampa: “dell’emendamento D’Alia non c’era bisogno. Si trattava di un testo sbagliato e potenzialmente pericoloso”. Quindi non è neppure vero che la maggioranza di centrodestra abbia “gradito” l’idea del senatore D’Alia, dell’UDC: l’ha gradita soltanto al Senato – per poi ritornare precipitosamente sui suoi passi alla Camera a fronte di un coro di proteste arrivato addirittura fino all’edizione europea del New York Times.

Che dire, a tutti accade di sbagliare. Questa volta, tuttavia, stupisce il modo. Travaglio sembra aver fatto cieco affidamento su questa catena di Sant’Antonio (confrontare testo e parlato – o la sua trascrizione –  per credere), che all’interno di Passaparola legge sostanzialmente parola per parola. Dichiarando inoltre di rifarsi al sito Perlapace.it, che tuttavia il 25 maggio scorso precisava:

Su segnalazione di un nostro lettore,

abbiamo scoperto che sta girando in rete un testo intitolato “Nessun telegiornale ha avuto il permesso di diffondere questa notizia” (in allegato) ed in calce è stato scritto: documentazione diffusa da Coordinamento degli Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani, http://www.perlapace.it/.

Abbiamo potuto verificare che la notizia è falsa, che il D.d.l. 733 è stato approvato al Senato come legge n. 94 nel luglio 2009 e che l’emendamento D’Alia, di cui si parla nel testo, è nato e morto in commissione senza mai andare in aula. Il Coordinamento degli Enti Locali per la pace e i diritti umani e la redazione del sito http://www.perlapace.it smentiscono di essere autori del testo e di averlo diffuso.

Diffidiamo chiunque dall’usare impropriamente le nostre sigle.

Coordinamento degli Enti Locali per la pace e i diritti umani
Redazione del sito www.perlapace.it

L’errore sembra dunque figlio di un eccessivo entusiasmo nei confronti delle notizie reperibili in Rete. Che invece è bene prendere con le pinze, cercando come prima cosa di capire se le fonti contenute nell’articolo siano affidabili e aggiornate. Non è un lavoro sempre semplice, ma è un lavoro sempre fattibile. Parafrasando ciò che dice Travaglio, insomma, “fate girare questa notizia il più possibile”, non tanto “per cercare di svegliare le coscienze addormentate” quanto per evitare che tra qualche mese ci si ritrovi – per l’ennesima volta – a dover temere minacce inesistenti. Quelle esistenti sono più che sufficienti a farci perdere il sonno.

Update

Travaglio ha rettificato su Voglio Scendere: