La lepre, non il cacciatore.

Si candida a sfidare Bersani. Parla di congresso, ma subito ritratta: “Ho pronunciato la parola congresso e l’ho subito ritirata, perché è tabù“. Chiede una “selezione per definire una nuova leadership con un confronto programmatico”, dichiara “non vedo come si possa immaginare di tenere insieme una colazione vasta senza confronto sulla leadership” e poi, poche righe più sotto, afferma che “il problema del PD non è la leadership”. In ogni caso, nessun pericolo: “Bersani ha dichiarato, anche se in modo indiretto, che le primarie si faranno”. In modo indiretto?

Si candida a sfidare Bersani, come una qualche forma di “novità” rispetto ai soliti noti. Eppure parla della necessità di “un nuovo Lingotto” (immagino il lettore casuale che si chiede di che diavolo si tratti), “perché allora avevamo una consistenza onorevole” (?!) “ed è stato il momento in cui si avvertiva, più forte, l’eco del tentativo di tirare su la schiena“. Addirittura l’eco del tentativo. Wow. Allora l’iniziativa “dove tornare a giocare da protagonisti, già da settembre” dovrebbe tenersi a Lourdes, temo.

Non correrebbe “dietro a tatticismi, alchimie astratte” e simili: del resto lui non si muove “con una concezione solipsistica della politica” (e qui immagino il lettore valutare se ricorrere al dizionario o passare definitivamente oltre). Altro che “logiche in funzione anti-berlusconi”: si deve dialogare con Vendola “per fare un’alleanza che metta insieme, attorno al nostro Lingotto, una parte della sinistra e una parte del centro”, con Casini come “una delle varianti”. Ma senza Fini, contrariamente a quanto sosteneva ieri Rosy Bindi, e allo stesso tempo senza demonizzare “alcuna soluzione” (“non metterei il carro davanti ai buoi”), nemmeno Tremonti premier (così Bersani e Letta sono contenti). A parte “comitati di salvezza nazionale”: qualunque cosa significhino, lui li esclude.

Questa l’analisi critica semiseria dell’intervista rilasciata oggi da Sergio Chiamparino, aspirante leader del maggiore partito di opposizione, al Corriere della Sera. Un’analisi seria, invece, dovrebbe partire da quell’ultimo auspicio: “Il PD deve essere la lepre e non il cacciatore che la insegue“. Anche nell’unica immagine efficace, il partito è un animale che scappa, una preda. Forse anche della prosa e delle abilità comunicative di chi vorrebbe rinnovarlo.