Toscani, la «sineddoche della violenza» e la «vagina politica».

(foto Ansa)

Il dibattito sul nuovo calendario di Oliviero Toscani, che associa per ogni mese dell’anno l’organo genitale femminile a pelle di animale conciata, è già diventato surreale.

Come dimostrato dall’accusa della sinistra fiorentina:

Come possono persone adulte e responsabili non vedere che la riduzione delle donne a corpo, ormai quasi sempre privato di un volto e di una testa, rappresenta una sorta di violenza virtuale che porta dritti alla violenza vera? Come si può non riuscire a capire che l’immagine di una donna ridotta esclusivamente a pezzi di carne apre la porta allo stupro, alle lesione e all’omicidio di donne vere e dotate di pensiero? La parte per il tutto della pubblicità diventa una sorta di sineddoche della violenza.

O dalla difesa del direttore di Rolling Stone Italia, che ha diffuso con il numero di questo mese il calendario di Toscani:

Nei media nostrani da trentanni la rappresentazione del corpo femminile è oltraggiosa, barbara, troglodita, a partire dai calendari diffusi dalle riviste machili con le solite giovani signorine ritratte come cagnette pronte ad essere possedute. Toscani invece toglie tutto. Toglie le facce, gli sguardi ammiccanti e quelle bocche semiaperte e bagnatine che tanto piacciono agli italiani. Lascia solo la pura natura, la cosa, la nuda vita, per di più non disegnata dalle depilazioni tanto in voga, ma ritratta così, come usava negli anni settanta. Una vagina politica che le veterofemministe ferme a quell’epoca dovrebbero riconoscere invece che criticare.

Immancabili le interpretazioni psicanalitiche di Paolo Crepet e gli insulti e gli schiamazzi di Vittorio Sgarbi. L’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria, poi, non ha trovato niente di meglio da fare che vietare la ulteriore pubblicizzazione del calendario. Regalandogli a questo modo la migliore pubblicità possibile: la censura.

Nel mezzo Toscani, il pubblicitario che se lo chiami pubblicitario va su tutte le furie, che ha buon gioco a deridere l’insofferenza del ministro Mara Carfagna:

Il calendario della Carfagna era proprio volgare, non il mio. Avrei dovuto farglielo io e allora sarebbe diventata più bella, sarebbe diventata primo ministro e non solamente ministro per le Pari opportunità.

Insomma, due fazioni entrambe dalla parte della parità uomo-donna, ma incapaci (causa un diverso concetto di moralità) di rendersene conto, si faranno la guerra per mettere sotto i riflettori proprio chi ha avuto l’idea di mettere sullo stesso piano una vagina e pelle conciata. Un meccanismo che valeva la pena di essere raccontato, perché è lo stesso che ci sta regalando l’infinito e mai giunto tramonto del Cavaliere.