Devo ammetterlo: anche io, come Giacomo Cannelli, ho pensato di sfruttare un momento di ebbrezza per cancellare il mio profilo Facebook. Le ragioni non mancherebbero, e non tutte sono riconducibili a quelle – arcinote ma sempre attuali – riguardanti l’inserimento di Timeline e del concetto di frictioneless sharing (la condivisione automatica dei contenuti), che rendono la presenza del social network nelle proprie attività online più invasiva che mai.
Ci sono, infatti, anche dinamiche che mi stanno venendo a noia. La dipendenza da feedback, per esempio, ‘male’ di cui mi sono reso conto di essere affetto da quando ne ho letto sul blog di Luca Conti. Ma anche la percezione di un aumento della violenza verbale, dell’intolleranza, dell’iperpopulismo a scapito della costruzione di un dialogo che, fino a qualche tempo fa (ma può essere naturalmente una mia sensazione senza alcun riscontro in termini aggregati) risultava un po’ più semplice e costruttivo (che sia un effetto della crisi?). Fenomeni di cui, tra l’altro, si iniziano a intuire alcuni caratteri ricorrenti. Lo si sperimenta per la morte di un personaggio celebre: c’è chi riduce l’intera esistenza del defunto a un frammento di pochi minuti o a una precisa circostanza scomoda; chi propone teorie complottiste (si veda lo status in cui il leghista Salvini dubita della casualità della morte di Don Verzè); chi insulta o esercita un bellissimo cinismo per sentirsi più ribelle; e tutta la mirabolante fauna descritta qualche giorno fa in un post per la morte di Giorgio Bocca (che, tuttavia, non include un altro fenomeno stucchevole, quello degli incensatori a prescindere).
Da ultimo c’è anche un po’ di fisiologica noia, che si accompagna alla sensazione che da un pezzo non apprendo più le notizie da Facebook ma da Twitter, che per trovare un commento interessante devo fare slalom tra troppe cose insignificanti, che investo troppo tempo in conversazioni non esattamente utili (forse Facebook è stato concepito per trame di rapporti meno fitte?) e che, tutto sommato, se la mia homepage fosse nuovamente Google e non più Facebook forse la mia esperienza del web ne trarrebbe giovamento in termini di imprevedibiità, pluralismo e – chissà – perfino fascino. Senza contare tutti quei libri che continuano a fare la polvere sul comodino.
Allora perché non ne esci?, si dirà. Beh, per due ordini di motivi. Il primo – e lo sottolinea in parte anche Cannelli – è che non basta chiudere il proprio account per liberarsi di Facebook: non solo perché i nostri dati restano ‘imbalsamati’ per un anno e mezzo, in attesa di un ‘pentimento’, ma anche perché Facebook rimarrebbe comunque sul blog, per consentire la condivisione dei post a chi non avesse optato per il ‘suicidio’ del profilo. Perché non rimuovere anche questa possibilità? Perché sarebbe sciocco: gli utenti dovrebbero semplicemente fare più fatica per segnalare ai loro amici i contenuti da condividere. E finché 20 milioni di italiani saranno su Facebook, un discorso prettamente probabilistico vuole che ciò continui ad avvenire su Facebook. Senza contare che chiudendo Facebook chiuderei la porta su un mondo che comunque va raccontato, perché è parte sempre più integrante delle vite di un terzo dei miei concittadini. E su un modo di comunicare e di esprimersi che il blogging puro e semplice non riesce a interpretare fino in fondo. Ignorarlo sarebbe una perdita considerevole per la mia professione.
Il secondo motivo per cui non chiudere Facebook, tuttavia, è perfino più importante e parte proprio da quest’ultimo dato. Per quanto annoiati, infastiditi, arrabbiati e forse perfino preoccupati, gli italiani sono ancora lì. Soprattutto, gli amici sono tutti lì. Quelli in carne e ossa, ma anche i tanti conosciuti in questi mesi sulla bacheca del blog o su quella personale. Persone magari mai incontrate per strada, ma di cui ho imparato ad apprezzare gli argomenti, capirne gli interessi, a volte perfino a ridere delle reciproche manie. Una umanità troppo varia e interessante per recidere i ponti digitali e lasciarmi sull’altra sponda del fiume, dove non giunge Facebook. E’ vero, ci sono altri social network. Ma Twitter, che è al momento il mio social preferito (moltissime notizie interessanti, molte meno parole gettate al vento, molta più competenza con cui poter entrare comunque in rapporto diretto) non lo sostituisce, e ripiegare in forze su Google Plus sembrerebbe unicamente il tentativo di ricreare l’ecosistema appena abbandonato, solamente senza etichettarlo come ‘Facebook’.
Non sarà più cool come prima, non si riuscirà più a destreggiarsi tra inviti ed eventi, e l’idea che l’attivismo digitale passi principalmente dalle sue pagine sarà pure ammuffita – ma trovo che Facebook sia ancora indispensabile, soprattutto per chi ha la passione del blogging e l’ambizione di fare informazione. Certo, per usarlo meno e meglio basta uno sforzo di consapevolezza individuale. Tuttavia, la sensazione è che se all’orizzonte si profilasse qualcosa di nuovo e allo stesso tempo sostitutivo, gli utenti vi si trasferirebbero in massa. E allora sì che, una buona volta, potrei anch’io liberarmi di Facebook.
Boooh…Cos’è, il famoso “vorrei ma non posso”?
Ho perso inutilmente 3 minuti della mia esistenza per niente. Grazie lo stesso.
Quattro contando il tempo per scrivere il commento. Grazie a te.
Fabio innanzitutto auguri di buon anno… poi vorrei farti sommessamente notare che questo post è altamente da puzza sotto il naso… ” cioè che palle… non c’è più niente di nuovo su facebook… cioè… sarebbe meglio che arrivasse qualcosa di più elitario…. fb ormai è da tutti..”
A me sembra che Fb faccia quello che deve fare:tiene insieme amicizie e da notizie… quali come e dove dipende da chi scegli di seguire… e poi il fatto che la gente sia diventata più intollerante… Facebook è una discussione continua in strada e non nei salotti… c’è gente che non ne può più e lo dice con termini più o meno accesi e con argomentazioni che uno può o meno condividere ma “questa è la rete bellezza”… personalmente mi trovo meglio su fb dove sento voci plurime che a leggere i giornali dove tutti gli articoli sono scritti con lo stampino (per non parlare dei titoli) e cercano di non disturbare i conduttori….
Buon anno anche a te, Cla. Magari è uscito da «puzza sotto il naso», ma è semplicemente quello che penso: fino a qualche tempo fa Facebook mi era molto più utile (ribadisco, parlo per me) e per questo da qualche tempo sono insofferente. Però trovo anche – come ho scritto – mantenga ancora un bilancio costi/benefici con saldo in positivo. Era più un modo per fare ordine mentale in ciò che ho pensato nelle ultime settimane, che una cosa da ‘ditino alzato’ o da ‘salotto’.
quoto
Concordo in tutto. Sono già 5 o 6 mesi che mi affido ormai a twitter per recepire informazioni, ma su facebook c’è tutto un capitale sociale di amici e contatti che non si può abbandonare.
Ho fatto le stesse considerazioni,s ono giunto alla stessa conclusione. Non è però la quantità della violenza verbale, è la qualità che francamente avvilisce.
Che palle parlare del “nulla” come Fb.. Informazione la faccio pure io (aziendale) ma di Fb non me ne potrebbe sbattere di meno, forse la differenza tra hobby e “professione” è tutta lì. Prova col sesso degli angeli, magari ti riesce meglio. Saluti e buon lavoro
Quanta ipocrisia. La verità è che FB fa comodo a tanti blogger piuttosto molli per raccattare un po di traffico. STOP
Senza Fb non vi si filerebbe nessuno. In cambio di qualche click lavorate gratis x fb che alla fine è padrona di voi e dei vostri lavori.
buon anno a tutti
Già già 🙂 e non scorderei che mettere nome e cognome e pure foto in un snetw quale fb che fin da subito (2008) ha fatto uso poco bello e chiaro della privacy e della netiquette, non è il massimo. Il server è in Usa, i dati ci rimangono 10 anni, legge anti-terrosimo Usa, sveglia belli miei :-((
Post interessante Fabio, un punto di vista che mi fa riflettere. Buon 2012!
Concordo, il punto di vista è interessante! L’ho citato in una mia riflessione di inizio anno! Buon 2012
Ci hai impiegato un bel po’ ma alla fine del post (non so come altro definirlo, spero di non offendere nessuno) ci sei arrivato. Le ultime DUE RIGHE E MEZZO sono il punto della (TUA) questione.
Fattene una ragione, TU sei da Facebook, ma vai tranquillo, non e’ una malattia… come ha detto giustamente Berlusconi, questo paese e’ pieno di pirla e come aggiungo io, continuera’ ad esserlo.
I PROBLEMI SONO ALTRI, Facebook e’ solo l’odore…..
Qualcosa si sta rapidamente muovendo su Path. Un mix tra Facebook/Instagram/Twitter per un max di 150 contatti… Potrebbe funzionare… Al momento sto smanettando 🙂 Buon anno 🙂
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Io invece trovo fb molto piacevole. Una delle recenti utility permette di segnare le persone in base al nostro interesse nel ricevere loro aggiornamenti. Ho “stellato” le persone delle quali non voglio perdermi aggiornamenti e messo in secondo piano tutti gli altri. Così quando ho fretta entro in fb e le notifiche mi comunicano solo quello che è stato postato da chi mi interessa davvero. Quando invece ho tempo da “buttare” via scorro piacevolmente tutta la bacheca. I social network, come tutte le altre cose, non sono positive o negative a prescindere. Diventano utili o inutili a seconda dell’uso che se ne fa.
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secondo me la questione è molto più semplice, è un po’ come quelli che vanno 20 volte al giorno alla macchinetta del caffè dicendo che sennò non riescono a lavorare bene, che sono mezzi addormentati, eccetera; basta essere al di fuori di questo per accorgersi che quando tornano dalla macchinetta sono ancora più rincoglioniti e distratti di prima. Lo stesso vale per facebook, si chiama “dipendenza”.
Ho esercitato l’atto psicomagico e mi sono cancellata da facebook circa un paio di mesi fa, salvo riattivare il mio profilo qualche giorno fa…
Non credo di essere affetta da dipendenza,né da social network né da blog, ma di certo quando non frequento dopo un po’ ne sento la mancanza. Penso sia un flusso fisiologico nella sua postmodernità… anche del lavoro svolto quotidianamente si sente la mancanza per assuefazione coatta e involontaria.
E’ innegabile che questa dipendenza ci sia in molte persone, ad una analisi superficiale verrebbe di dire che il socialnetwork, molto democraticamente, ha dato spazio a tutti e a tutti ha dato la possibilità di crearsi un alterego che, finchè regge (dato che è inevitabile che il nostro posto in essere complessivo, in bene e in male, prima o poi faccia capolino con le sue note stonate se si crea un personaggio) può dare quell’attimo di ebbrezza e di riscatto dalle frustrazioni del reale.
Per quello che mi riguarda la mia dipendenza è causata dal bisogno di scrivere a prescindere da chi legge, la scrittura mi è amante, per attingere ad un concetto già espresso da Duccio Demetrio, ed è una dipendenza alla quale non voglio rinunciare per nessun motivo, una felice dipendenza che mi accompagna da che ne ho ricordo, molto indietro nel tempo.
E’ vero, come tu dici, che spesso i dialoghi si frammentano e non si approfondiscono, che gli stimoli sono ipergenerativi tanto da vanificarsi, e che il popolo dei proverbi e delle massime, della condivisione buonista toutcourt, trova nel socialnetwork un luogo di elezione, ma a saper cercare si trova lo stimolo giusto e la giusta condivisione.
D’altro canto la proiezione virtuale di un mondo fatto di persone reali non può diversificarsi molto dalla realtà stessa, trova, piuttosto, in questo spazio adimensionale, la possibilità di dare vita a quelle parti di sé tenute imbavagliate per reconditi e svariati motivi, non ultimo la timidezza.
Inoltre, e mi pare che sia anche una tua affermazione, il confronto di base fa emergere opinioni, malcontenti, disagi, critiche dei più che subiscono le categoriche gestioni di potere di chi governa in un autoincensamento di illuminazione applicata e risolutiva di problemi di cui ignora persino l’esistenza.
In medio stat virtus, demonizzare altro non è che distogliere lo sguardo dal reale fondamento del disagio che si vive e che ha ben altre cause, più subdole e raffinatamente diaboliche.
Un saluto
MC
Sono d’accordo con la tua analisi. Di fatto è un mondo da cui è difficile uscire soprattutto se si cerca di lavorare in questo ambito. Come racconta anche Pandemia il momento di passaggio è stato quello di aprire a tutti il proprio profilo di fatto rendendo FB terra di tutti e di nessuno. Credo dovrò tornare sui miei passi prima o poi. Almeno per il fatto che non ho avvertito nessuno, sono solo sparito e qualcuno potrebbe anche prendersela. Era un po’ che lo volevo fare. L’idea di uscire un po’, raccontare la propria dieta mediatica senza FB mi ha sempre affascinato. Ho pensato a lungo di simularlo, di immaginare cosa sarebbe stato. Non avrebbe funzionato, alla fine bisogna provarlo sulla propria pelle.
Per sopravvivere oltre a twitter sto usando Stumbleupon e Showyou (quest’ultimo è legato in parte ai social network), due buone varianti per il contenuto randomico. La cosa che trovo estremamente interessante di Stumble è che ti riporta ai siti, con il vantaggio di avere una casualità ponderata dai miei interessi.
Ho provato Path, solo che non ho voglia di ricominciare da capo. Mi sembra carino. Ma l’idea dei check in (in path ci sono sia check in sveglia/sonno che di luogo) non mi è mai piaciuta (ho abbandonato foursquare quasi subito).
Resisterò almeno per un altro po’.
Sto per andare fuori qualche tempo (UK) li forse sarò costretto a riaprirlo e a utilizzarlo per il suo ancestrale utilizzo: socializzare.
a presto!
g.
Io sto pensando di rimanere attivo solo con la fan page del blog. Certo ci sarebbe sempre bisogno di un amministratore. Un ottimo motivo per aprire un profilo fake!
ho aperto un profilo su faccialibro un paio di anni fa e l’ho chiuso dopo 10 giorni : noioso. Trovo fb di una noiosaggine incredibile. a parte ritrovare la vecchia compagna delle elementari che già mi stava sul culo allora e non penso che dopo 40 avremmo qualcosa da dirci, a parte tutte quelle idiozie sui dolcetti della felicità biscottini del menga, a parte postare musichette più o meno carine, a parte i messaggi del tipo mi sono alzato ho fatto pipì ed è stato bello, a parte tutto questo, che altro c’è????…….ogni tanto le mie figlie lasciano aperto il loro profilo e vado a curiosare : il vuoto, il rincorrersi, il darsi un appuntamento, il segnalare oggi sono depressa, il coretto tanti auguri per qualsiasi festa…non ne capisco la dipendenza, e neanche ho tentato con il canarino.
ci sono miliardi di persone che non sono su faccialibro e vivono benissimo : forse vorrà dire qualcosa….
Secondo me il vero problema di FB è la leggerezza di come tratta i dati personali e le modalità dell’azienda per ampliarsi sul piano commerciale. Gli inserzionisti FB possono accedere a numerose info e dati personali per restringere il loro campo di azione “targeting” e quindi puntare a una conversione molto più proficua dei loro annunci pubblicitari.
La gente usa FB come se fosse l’ennesima trovata alla moda sul web (tipo un messenger molto più accattivante) ma in sostanza non si rende conto delle possibili ripercussioni che tutto ciò può avere nella vita reale, dal lavoro agli affetti personali. Ovviamente qualche utente (ma per fortuna non la maggioranza) abusa del social network e quindi si inizia a parlare di dipendenza. Come già citato in altri commenti, è la qualità a venir meno. Trovo assurdo che diversi enti o società puntino a una piattaforma del genere per gestire / pubblicizzare o addirittura coinvolgere persone e/o clienti in iniziative di vario genere solo per la sua incredibile popolarità. Sono d’accordo che ormai internet è condizionato dal potere del web 2.0 (le persone generano i contenuti) ma occhio anche a quello che viene creato… rischiamo di non aver più fonti autorevoli ma solo “cinguettii” e “mi piace” messi lì a vanvera.
io trovo facebook fondamentale per come è concepita la comunicazione adesso. Lo uso per diffondere eventi o per organizzarli. Mai trovato strumento più utile. Condivido idee, vere, che si ripercuotono nella realtà. Quello che dico lo applico. Non c’è separazione, altrimenti sarei schizofrenico.
Poi lo uso per rimanere in contatto con gli amici oltreoceano o sparsi per l’Asia. E’ incredibile.
Non sono entusiasta di come lo usa la maggioranza, ma ognuno è libero. La dipendenza c’è quando il virtuale sostituisce il reale. Finché è complementare e conduce ad una crescita, che sia il benvenuto.
Buon anno e saluti dal blog Vongole&Merluzzi!
Fishcancly <:) complimenti per l'equilibrio e la chiarezza di visione, che hai, nella sua semplicità inchioda…non trovo il tuo blog, gradirei visitarlo
margot
Pingback: identitàg< » Archive » Non di solo social…
Questo post che cola acqua da tutte le parti lo trovo falsamente moralista.
Stacci, stateci sereni se per essere vi serve apparire sul libro faccia perchè così fan tutti. Pensatelo ma c’è una gran fetta di persone che non ci crede, ha provato, non ha bisogno di dimostrare niente a nessuno e il libro faccia l’ha chiuso. Come la sottoscritta ovvio.
Auguri rispettosissimi Nichilista
sherazade
ma come si faceva a stare 10 ore al lavoro quando facebook non c’era ?
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Quando ti iscrivi per la prima volta su facebook ti impesti ogni cosa, cosiddetti amici che per strada manco saluti, -che scrivono solo ciao buongiorno o oggi piove. Aggiornano lo stato come timbrare il cartellino. O peggio, un riflesso incondizionato (condizionato), di inviti a giocare a questo o quello. Molti che conosco in questo periodo si stanno cancellando per rifarsi il profilo nuovo, con più cognizione di causa, scegliendo accuratamente cosa vogliono ricevere o meno. Secondo me è un buon sistema. Io lo uso principalmente come archivio di foto e per condividerle coi famigliari che vivono all’estero per quello lo trovo molto utile. Per il resto, alzo il sopracciglio. Uno solo. Alla Clark Gable per intenderci 🙂 Poi, come tutte le cose, ognuno se lo vive come vuole. Basta che non rompe le palle ai vicini di Fattoria..
Concordo sul fatto che chi ha affrontato senza una “policy” la sua presenza on line … si sia perso un po!
Quello di ripartire da capo e definire con quali strumenti e con quali obiettivi è sicuramente una cosa saggia!
Non capisco i commenti che tacciano di elitarismo: basta con la pruderie, lo sappiamo che esistono luoghi massificati, e persone anche. Qualcuno di noi, io per esempio, si illude di essere un intellettuale. Magari sono il più bove dei conformisti, ci mancherebbe. Però è un dato di fatto che non mi riconosco in nessuna moda, che sia la profezia Maya, il giochino di Farmville, la squadra di calcio, Gesù o l’Honda VFR.
Sono sfigato, non riesco a aderire alle mode.
E’ un limite, non essere massificati.
Siccome facebook è nato per incontrare vecchi amici e adesso sembra di accendere la tv, ho anche io l’alienante sensazione di essere in un centro commerciale.
Io sono più o meno d’accordo con l’articolo. Da blogger, facebook mi è utile per fare pubblicità al mio blog (e non mi sembra una cosa così grave e patetica come fa notare qualcuno nei commenti sopra di me), ma mi sta piano piano annoiando. C’è anche da dire che, per come è impostato Twitter, non credo che possa offrire le stesse funzionalità di facebook (che, ai “tempi d’oro”, era fatto bene)
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