David Eaves fa il punto sulla situazione dell’Open Data nel mondo:
- Oltre 50 governi hanno un portale Open Data. Eaves parla di «esplosione» (anche in Italia, per esempio, qualcosa si sta muovendo).
- L’incremento del numero dei portali rivela un cambiamento più profondo, culturale: le amministrazioni sono più «curiose su cosa sia l’Open Data». Ciò tuttavia non significa, precisa Eaves, «che sia mutata la loro comprensione» del fenomeno, ma che a molti gestori della cosa pubblica il tema interessi e che ne vogliano sapere di più.
- Le sperimentazioni aumentano, i progetti si moltiplicano. Uno studio, in particolare, mostra che l’Open Data potrebbe generare risparmi per 8,5 milioni di sterline l’anno per le amministrazioni della Greater Manchester.
Il movimento, prosegue Eaves, è a un punto critico: perché «per anni siamo stati all’esterno», mentre ora «ci hanno invitati a entrare». Si tratta insomma di sedere al tavolo con i governi e aiutarli a prendere decisioni adeguate, il tutto senza «sacrificare i nostri principi».
Il che pone tre sfide:
- Riuscire a configurare l’Open Data non come un’appendice dell’azione di governo mantenuta in vita solo per conformità alla legge, ma come una parte essenziale, un fondamento anche concettuale della sua struttura.
- Passare dal computo dei portali Open Data alla loro operatività in più giurisdizioni.
- Ampliare il movimento, raggiungendo le aziende (grandi e piccole) e le organizzazioni (a scopo di lucro o meno) che ancora non lo abbracciano.
(via Owni.eu)