La Stampa.it – rilanciando un’agenzia di Adnkronos – rispolvera il ddl Lauro, e gli dedica pure un sondaggio. Del disegno di legge ho già parlato a dicembre dello scorso anno, e risulta fermo – secondo il sito del Senato – dal 26 gennaio. Eppure oggi la notizia sta facendo il giro – copia/incollata – di siti come Gazzettino.it e Giornalettismo oltre a svariati blog.
Insomma, davvero la “maggioranza è al lavoro” su questo delirante ddl che vorrebbe fare di Facebook un’aggravante di reato e prevedere il carcere da 3 a 12 anni per chi commetta il reato – creato per l’occasione – di “istigazione ed apologia dei delitti contro la vita e l’incolumità della persona, con l’aggravante per coloro che utilizzano telefono, internet e social network”? A me risulta l’esame in Senato non sia mai iniziato. E poi, facendo un breve ragionamento di opportunità politica, non si capisce per quale ragione il PDL dovrebbe avanzare una simile proposta in un momento tanto delicato per la sua stessa esistenza.
Mi aiutate a verificare, prima che si ingeneri la solita onda di allarmismo ingiustificato? L’esempio della bufala dell’emendamento D’Alia – continuamente riproposta, e con una frequenza estenuante – dovrebbe averci insegnato quanto è difficile debellarla, se non stroncata sul nascere.
Insomma, è una reale minaccia per la libertà di espressione in Rete oppure una notizia vecchia su un ddl destinato a non venire mai discusso?
Update. Wil e Guido Scorza confermano i miei sospetti: la maggioranza non è “al lavoro” sul ddl Lauro, che fortunatamente giace dimenticato in Senato dal 26 gennaio.
Update 2. Ne parla anche Vittorio Zambardino.
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